ROMA – I giornalisti titolari sia di una pensione INPS (ex INPGI 1), sia di almeno un’altra pensione, subiranno il 1° dicembre prossimo un doppio pesante conguaglio IRPEF per saldare il residuo debito d’imposta assieme al duplice incasso della pensione di dicembre e della tredicesima. Viceversa, i giornalisti titolari della sola pensione INPS (ex INPGI 1) senza altri trattamenti di quiescenza non avranno alcun conguaglio fiscale da versare sulla pensione INPS del mese di dicembre in pagamento dal 1° dicembre prossimo assieme alla tredicesima.
E ancora una volta, come è già avvenuto il 2 novembre scorso, nessuno dei tartassati è stato preventivamente e dettagliatamente informato in anticipo dall’ente previdenziale di Stato di questo improprio “prelievo forzoso” fiscale e neppure gli sono stati inviati i conteggi esatti del conguaglio IRPEF trattenuto dall’INPS, quale “sostituto d’imposta”. Insomma, una buona parte dei circa 10 mila giornalisti italiani e/o loro vedove o vedovi residenti in Italia, quali “sostituiti” d’imposta si vedranno per l’ultima volta decurtata in modo rilevante rispetto al passato la loro pensione INPS ex INPGI.
Un comportamento del tutto scorretto e inspiegabile da parte dell’INPS che la Figec (Federazione Italiana Giornalismo, Editoria, Comunicazione), nuovo sindacato dei giornalisti e di tutti gli operatori dell’informazione, della comunicazione, dei media, dell’editoria, dell’arte e della cultura, federata alla Cisal, che, con oltre 1 milione e 400 mila iscritti, è la più importante organizzazione sindacale autonoma d’Italia, aveva denunciato proprio perché l’ente previdenziale senza neppure chiedere scusa a nessuno ha sostanzialmente scaricato gli errori di calcolo dei suoi sistemi informatici, mal “tarati” sulle aliquote IRPEF – cioè con una “spalmatura” dell’imposta IRPEF in misura insufficiente – e non aggiornati per 10 mesi, sugli stessi pensionati, quali “sostituiti d’imposta” i quali, però, non ne hanno avuto assolutamente alcuna responsabilità.
Per di più gli uffici dell’Inps, a partire dal commissario straordinario Micaela Gelera, non hanno mai risposto a numerose Pec di protesta in cui si lamentava soprattutto la mancanza assoluta di una preventiva, tempestiva e capillare informazione a ciascun giornalista pensionato, quale “sostituito d’imposta” su quanto stava realmente accadendo con i conteggi esatti del conguaglio fiscale trattenuto dall’ente, quale “sostituto d’imposta”, senza indicare neppure il numero esatto delle rate ancora da pagare a saldo, né se era stata prevista la possibilità di rateazione dell’eventuale debito.
Dopo complicatissimi calcoli si è avuta oggi la conferma che la considerevole notevole differenza d’imposta IRPEF, già conteggiata dall’INPS per la prima volta sulla pensione di novembre 2023 per gran parte dei giornalisti e variabile – a seconda dei casi – da pochi euro a circa 2 mila euro a testa, non era che la prima di tre rate uguali, dovuta a tre principali fattori dei quali, però, i primi due sono sostanzialmente analoghi per quasi tutti i colleghi in pensione:
1) la differita deduzione Casagit Salute, Società di mutuo soccorso con sede in Roma (pari al 3,5% sull’imponibile annuo della pensione) avvenuta, però, sin dal 1° gennaio 2023. Tale deduzione era stata, invece, applicata dall’ex INPGI 1 per oltre 40 anni sino al 30 giugno 2022 e dall’INPS fino al 31 dicembre 2022;
2) la rivalutazione delle pensioni nel 2023 (2,5%), che sin dai primi mesi del 2023 ha “gonfiato” il reddito da pensione dei giornalisti, mitigata in parte, però, dalla trattenuta del 6% (pari al 2% a gennaio, febbraio e marzo 2023 per effetto di un “prelievo forzoso” dell’1% per 6 mesi, deliberato nel giugno 2021 dal Cda INPGI e convalidato dal Ministero del Lavoro nel luglio 2022);
3) il conguaglio di aliquota fiscale dovuto dal cumulo dei redditi della pensione principale con eventuali pensioncine INPS, INPS 2 o INPGI 2 percepite durante l’anno sulla quale l’INPS aveva comunque applicato un’imposta IRPEF, ma con un’aliquota risultata tuttavia inferiore a quella dovuta in base all’entità complessiva dei redditi (ad esempio, il 43% per quelli oltre i 50 mila euro di imponibile).
Complessivamente si è, così, registrata in molti casi una differenza di imponibile di parecchie migliaia di euro che ha determinato una maggiore imposta mensile IRPEF rispetto a quella che nei primi 10 mesi del 2023 era stata inspiegabilmente mal calcolata in meno dall’INPS e dal Casellario Centrale delle Pensioni, che, con colpevole ritardo, l’hanno conteggiata solo ora. In ogni caso con queste due ultime rate non resta più alcun debito fiscale IRPEF sulle pensioni dei giornalisti ex INPGI 1. Fiscalmente, quindi, dal 2024 si riparte tutti da zero.
Anzi, tutti i giornalisti pensionati e le vedove o i vedovi residenti in Italia che quest’anno hanno pagato mensilmente la Casagit tramite Rid o bonifico bancario potranno recuperare una consistente parte di questa spesa (fino al 43% a seconda dei casi) grazie alla sua totale deducibilità dal reddito imponibile IRPEF da denunciare a maggio prossimo nella dichiarazione dei redditi da presentare ai CAF o ai commercialisti con conseguente rimborso fiscale che sarà accreditato sulla pensione INPS di agosto 2024. È, quindi, molto importante ricordarsene tra sei mesi. (giornalistitalia.it)
Pierluigi Roesler Franz