BUENOS AIRES (Argentina) – Popolo argentino in piazza al fianco dei dipendenti di Télam, la principale agenzia di stampa latinoamericana forzatamente sospesa dal 1° marzo dal governo, ufficialmente per «ragioni economiche».
La polizia ha, intanto, sigillato le porte della sede, situata nella centralissima calle Bolívar 531 di Buenos Aires, e bloccato ogni accesso con barriere metalliche dopo l’email con cui i 760 dipendenti sono stati «dispensati dal lavoro per un periodo di sette giorni con retribuzione a partire dalle ore 23.59 di domenica 3 marzo».
Mentre cresce la solidarietà nei confronti dei lavoratori, i giornalisti di Télam hanno aperto un sito di informazione (https://somostelam.com.ar/) definendolo «La nostra voce di resistenza» denunciando il governo di portare avanti uno dei peggiori attacchi alla libertà di espressione degli ultimi 40 anni di democrazia».
Nel ricordare che una legge del 1974 sulle società statali (qual è appunto Télam) stabilisce che «la loro chiusura deve passare da un’apposita legge approvata dal Parlamento», numerosi parlamentari argentini di diverse espressioni politiche hanno presentato progetti di legge per impedire la chiusura dell’agenzia.
Il segretario generale del sindacato giornalisti Sipreba, Agustín Lecchi, ha affermato che l’annuncio di Milei sulla chiusura di Télam. fatto davanti all’Assemblea Legislativa, è una misura «assolutamente autoritaria, fascista e stigmatizzante» per gli oltre 700 professionisti che lavorano nell’agenzia e che hanno «una carriera impeccabile».
In quasi dieci anni di esistenza, Télam ha ottenuto un prezioso prestigi nazionale e internazionale come l’agenzia di notizie più importante dell’America latina e la seconda nella lingua castellana, con un servizio consultato mensilmente da 63 milioni di utenti e una pagina web visitata da 8 milioni e 700 milioni di persone.
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