ROMA – Marilina Intrieri è una delle donne della politica italiana che hanno profondamente segnato la vita e la crescita della sinistra in Calabria. Deputata Pd della XV Legislatura (commissioni Giustizia, Politiche dell’Unione Europea e Infanzia), consigliere regionale e garante per l’infanzia e l’adolescenza della Regione Calabria, è giornalista pubblicista e, nei giorni scorsi, ha aderito alla Figec Cisal, il nuovo sindacato dei giornalisti e degli operatori dell’informazione, della comunicazione, dell’arte e della cultura.
Nata a Crotone, è sposata con l’avvocato Giuseppe Filippelli e madre di due figli, Michele, avvocato, docente universitario di Diritto privato e direttore di molteplici collane scientifiche, e Daria, giurista anche lei, “solicitor” a Londra.
Buon sangue non mente, si dice… Suo padre era il preside Michele Intrieri, educatore molto amato e ricordato, sindaco reggente di Crotone nel 1977, ufficiale di guerra in Etiopia, catturato e deportato in India per lunghi anni e decorato. Sua madre, Elda Pitascio, dottoressa in Legge, fu tra le prime laureate in Italia in diritto, donna dalla solida cultura cattolica e che da sua figlia Marilina, in tema di formazione, ha sempre preteso il massimo.
La cerchiamo per capire meglio come mai una donna così impegnata come lei in politica trovi ancora il tempo e la voglia di occuparsi di comunicazione e di giornalismo, e la troviamo più carica di sempre, con questa sua passione per la vita che le fuoriesce dagli occhi in maniera palese e quasi sfacciata, ma la donna – ve lo avevo anticipato – è educata alla guerra e alla resistenza.
– Onorevole, crede ancora nel ruolo del giornalismo?
«Certamente sì. Credo che sia necessario riflettere molto sul modo in cui si evolve il giornalismo in un mondo in continuo cambiamento tecnologico e in presenza della intelligenza artificale.
Il modo di informarsi e di informare si è trasformato ormai radicalmente con i social, che hanno cambiato le modalità narrative delle notizie, insieme al linguaggio per entrare in connessione con quello degli utenti. Anche le edizioni digitali delle grande testate ormai utilizzano i social».
– Crede che in Italia ci sia ancora un giornalismo libero?
«La libertà di stampa in genere è indice dello stato di salute della democrazia di un Paese, essendone un pilastro che agisce su un libero pensiero nel rispetto della sovranità elettorale. Per una opinione pubblica che si forma, se c’è libertà di espressione. Oggi in Italia c’è un ricco pluralismo di fonti di informazione, che di per sè è garanzia di libertà. Questo garantisce a tutti libertà di espressione. Devo anche dire, però, che avverto da anni una minaccia alla libertà di stampa, specie in alcuni territori del Sud del Paese in cui è molto presente la criminalità organizzata, e che cerca di interferire e minare pericolosamente il dinamismo e l’autonomia della informazione».
– Compra ancora qualche giornale o si affida al web?
«Per informarmi uso le agenzie di stampa e ho gli abbonamenti online con alcune grandi testate nazionali di diversi orientamenti politici. Ovviamente uso anche i social. Ormai siamo abituati tutti a consultarli soprattutto per l’immediatezza e la velocità con cui ti danno le notizie».
– Era meglio prima o è meglio oggi?
«Il tempo scorre, il mondo cambia, la vita cambia, e bisogna guardare sempre in avanti. Io naturalmente amo guardare indietro per ricostruire vicende che mi consentono di analizzare fatti. Ma è il tempo che scorre che ci consente alla fine di godere dei progressi tecnologici e sociali, delle grandi invenzioni che si susseguono. Tutte cose straordinarie che non ci fanno rimpiangere mai il tempo che trascorre, se non nella sfera degli affetti».
– Le sarebbe piaciuto fare la giornalista a tempo pieno?
«Sono iscritta nell’elenco pubblicisti dell’Albo professionale dal 1998. A quel tempo ero già una donna impegnata in politica. Ero consigliere regionale. Gli incarichi si sono poi susseguiti fino alle più alte istituzioni elettive, unitamente alla mia attività professionale.
Nel 2020, confesso, ho assunto con piacere il ruolo di direttore responsabile della rivista scientifica di diritto di famiglia di una importante casa editrice. Sono tematiche di cui mi sono da sempre occupata».
– Da “politica” che rapporto ha avuto con i media?
«In genere il rapporto è stato sempre buono, e anche collaborativo, nell’interesse della collettività. Ho avuto il privilegio di avere per lungo tempo a che fare con ottimi direttori e ottimi giornalisti. Sia della carta stampata sia della Rai, come anche delle Tv private.
In qualche occasione devo dire anche che mi sono sentita ingiustamente colpita da racconti distorti su azioni doverose da me svolte, e che davano molto fastidio alla criminalità organizzata. Da parlamentare sono stata minacciata per essermi opposta ad affari e tentativi di intrusioni di rappresentanti della malavita nelle istituzioni e, da garante per l’infanzia della Regione Calabria, so di aver dato molto fastidio per la mia attività a tutela di minori stranieri non accompagnati, e di quelli appartenenti a famiglie della criminalità organizzata, a rischio di indottrinamento mafioso in famiglia».
– Ha mai subito dei torti da un giornale?
«Sì. Alcune grandi firme delle maggiori testate nazionali preferirono anni fa il gossip di una notizia artata da parte di loschi personaggi che gestivano il campo profughi di Isola Capo Rizzuto e che si sentivano minacciati dalle mie denunce, anziché dare spazio alle mie plurime segnalazioni alle autorità competenti sulle condizioni indicibili in cui venivano costretti in quel campo bambini profughi e donne incinta.
Si rischiò, involontariamente, di dar forza a chi lucrava e rubava in danno di quei fanciulli e di quelle donne. Fortunatamente i responsabili di quei gravi reati furono poi assicurati alla giustizia anche col contributo delle mie denunce».
– Crede che l’Ordine dei Giornalisti serva ancora a qualcosa?
«Certamente, di per sè ogni organismo di rappresentanza di una categoria professionale è importante. Questo vale ancor di più per l’Ordine dei giornalisti, con i suoi compiti di vigilanza sulla attività di informazione e di tutela verso gli iscritti».
– Lei si è appena iscritta alla Figec Cisal. Perché?
«Perchè è un sindacato nuovo. Perché è una novità molto interessante nel mondo dell’editoria, della comunicazione, della cultura, che garantisce pluralismo anche in questo campo e soprattutto perchè ne è segretario generale Carlo Parisi, un grande professionista che stimo moltissimo per la sua lunga esperienza di giornalista e in passato di segretario generale aggiunto della Fnsi e segretario del Sindacato Giornalisti della Calabria, e per la sua storia importante nel panorama dell’informazione in Italia. A lui rinnovo gli auguri di buon lavoro. Sono certa che svolgerà un lavoro importante in favore di una informazione di qualità».
– Un sindacato unico, com’era la Fnsi fino al 28 luglio 2022, non le sembrava un paradosso in un’era come la nostra?
«Certamente anacronistico, questo sì. Da tempo si avvertiva la necessità nella rappresentanza sindacale dei giornalisti italiani, e degli stessi operatori dell’informazione, di garantire nuove opportunità di scelta ai professionisti del settore. Parlo di un momento di arricchimento e di crescita democratica del pluralismo anche nel campo della comunicazione, che va a beneficio pure degli stessi destinatari del lavoro giornalistico in questo momento di grande frammentazione sociale».
– Crede che l’intelligenza artificiale sia il futuro anche nel campo della comunicazione?
«Lo sarà e come. Moltissimo. Ho avuto il privilegio di assistere e seguire in questi anni alla nascita della prima intelligenza artificiale giuridica deduttiva, Giurimatrix.it, ideata dai giuristi Michele Filippelli e Luigi Viola. Io ne faccio uso regolarmente. C’è un clima di dubbi e di paure. Credo che in Italia si sia in forte ritardo. Vedo che ci si interroga ancora sulle cose da fare, mentre nel mondo sono già in funzione e con libero accesso molti chatgpt utili.
– Come se lo immagina il giornalista perfetto?
«Mi piace pensare a un giornalista che si attenga fino in fondo ai principi e ai doveri contenuti nel testo sui doveri del giornalista». (giornalistitalia.it)
Pino Nano
CHI È MARILINA INTRIERI
Laureata in Giurisprudenza e in Servizi giuridici per l’impresa con corsi post universitari in “management sanitario” e per “dirigenti della sanità” alla Bocconi di Milano, Maria Emilia Intrieri è stata una delle donne più influenti, più ascoltate e più “toste” della politica in Calabria.
Alle spalle ha un curriculum politico da fare impallidire i veterani della vecchia Dc o del vecchio Pci ed è stata sempre considerata una delle donne più affascinanti e interessanti della politica calabrese.
È stata dirigente nazionale della Dc, del Ppi, presidente nazionale dell’Udeur, dirigente dei Ds in direzione nazionale come vice responsabile degli enti locali e del Partito Democratico.
Giornalista pubblicista iscritta all’Ordine della Calabria dal 18 aprile 1998, ha aderito alla Figec Cisal, Federazione Italiana Giornalismo Editoria Comunicazione.
È presidente nazionale di Child’s Friends, associazione che si occupa della tutela dei diritti di cui è titolare la persona del minore, della condizione femminile e delle politiche sociali e direttore responsabile della rivista trimestrale “Diritto di famiglia e pedagogia della persona” Ad Maiora, esperta esterna del gruppo “osservatorio giuridico” del Consiglio Nazionale Utenti dell’Agcom.
Deputata al Parlamento nella XV Legislatura, eletta nel 2006 con la lista dell’Ulivo, è stata membro delle Commissioni parlamentari Giustizia, Bicamerale per l’infanzia, e Politiche dell’Unione Europea.
Prima firmataria di diverse proposte di legge, tra le quali: “La riforma dell’ordinamento minorile e del processo civile minorile”, “Modifiche al codice civile e altre disposizioni in materia di cognome e nome dei figli”, “Promozione delle pari opportunità tra donne e uomini nelle elezioni politiche”, Marilina Intrieri è stata soprattutto Prima Autorità Garante per l’infanzia e l’adolescenza della regione Calabria, dal 2010 al 2016, e prima ancora presidente del Consorzio Universitario di Crotone dal 2003 al 2010.
Da consigliere regionale della Calabria nella V Legislatura, è stata presidente della prima commissione permanente affari istituzionali, presidente di gruppo consiliare per l’intera legislatura, e membro del Collegio dei Revisori dei Conti del Consiglio Regionale.
In tale veste, ha intrattenuto rapporti con le istituzioni dello Stato di New York dell’Argentina, il mondo imprenditoriale e le federazioni calabresi a Buenos Aires, e ha rappresentato la Calabria agli Stati generali del consiglio dei Comuni e delle Regioni d’Europa a Salonicco e alla V conferenza Europea delle elette a Dublino.
Prima firmataria di diverse proposte di Legge tra le quali: “Tutela della famiglia, Promozione di servizi socio assistenziali per minori sottoposti a provvedimenti dell’Autorità Giudiziaria, Tutela della maternità delle donne non occupate”, è stata anche amministratrice di diversi enti pubblici e privati, e consigliere comunale di Crotone dal 1983 al 1996. (giornalistitalia.it)
Pino Nano
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