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Franco Siddi: “Vi racconto radio e Tv del futuro”

ROMA – “Sardo” nel portamento e nel modo di raccontare il Paese, “sardo” nei tratti di grande umanità che dispensa ai suoi amici di un tempo, “sardo” nella fierezza con cui ricorda il suo passato di cronista all’Unione Sarda prima e alla Nuova Sardegna poi, da praticante a redattore ordinario, fino a diventare consigliere di amministrazione della Rai, dopo essere passato dalla poltrona di comando della Federazione Nazionale della Stampa Italiana ed aver segnato con il proprio impegno quotidiano l’ultima stagione interessante dell’ex sindacato unico dei giornalisti.
Franco Siddi, quasi una icona, 70 anni compiuti il 25 novembre scorso ma portati ancora con grande nonchalance, i capelli ancora nerissimi come un tempo, e questa sua cadenza vocale che racchiude lo spirito di tutti noi meridionali figli del sud, oggi come ospiti privilegiati del gotha di Confindustria Radio Televisioni. Ma dal parterre esclusivo che ha davanti si coglie fino in fondo il peso che vuole dare a questa solenne cerimonia per il decimo compleanno dell’associazione di cui Franco Siddi è corpo, mente e padre putativo. In prima fila ad applaudirlo ci sono il presidente di Confindustria Carlo Bonomi, il vice presidente del Senato Maurizio Gasparri, il direttore generale della Rai Giampaolo Rossi, i vertici dei maggiori gruppi televisivi e radiofonici di tutta Italia.

Carlo Bonomi

Si parte alla grande, la giornata – al cinema Barberini nel cuore storico di Roma Capitale – si apre con un filmato in cui Confindustria Radio Televisioni spiega il mondo della rete, e la magia delle trasmissioni via etere. Cinque minuti di immagini, musica e forti emozioni che spiegano in un baleno quello che poi Franco Siddi racconterà nei dettagli in poco più di trenta minuti del suo tempo.
Il vecchio leone ruggisce ancora, e per spiegare cosa sono stati i primi dieci anni di impegno di Confindustria Radio Tv al servizio della radio e della televisione Siddi parte da lontano: «Il prossimo anno si celebreranno i primi 100 anni dalla nascita della radio e i primi 70 dalla nascita della televisione italiana. In questa storia si inserisce, nel 2013, la costituzione di Confindustria Radio Televisioni di cui oggi celebriamo i primi 10 anni di attività.

Maurizio Gasparri

La nuova dimensione organizzativa mette insieme per la prima volta l’azienda del servizio pubblico e le principali imprese private in una visione di sistema necessaria, anzi, indispensabile in un mercato globalizzato che richiede cooperazione, massa critica, innovazione permanente».
Tutto questo, insomma, nasce dalla consapevolezza che servizio pubblico ed emittenza privata sono due poli di un unico sistema condiviso di valori. «Siamo – sottolinea – l’associazione di riferimento dei broadcaster radiotelevisivi in Italia che associa e rappresenta anche gli operatori di rete e piattaforma che sono la dorsale, nel senso metaforico e sostanziale del termine e l’avanguardia dell’investimento in innovazione e tecnologia».

I 10 anni di Confindustria Radio Televisioni celebrati al Cinema Barberini di Roma (Foto Giornalisti Italia)

Siddi legge un testo scritto, ma seguirlo sul testo distribuito in sala è impossibile. Da grande e vecchio leader sindacale Franco “il guerriero” apre mille parentesi diverse, va avanti poi torna indietro, nessuno meglio di lui sa come prendere la platea per la pancia, e per arrivare fino in fondo usa toni monocordi alternati da sprazzi di orgoglio personale: «Noi siamo il futuro e il futuro è già qui, ed è ibrido: HBBTV, DVB-I, 5G broadcast. Siamo proiettati nello sviluppo su tutte le piattaforme in coerenza con il progresso tecnologico.

Franco Siddi

Sono queste le coordinate di una realtà industriale che pesa, non solo per il suo apporto economico, ma anche per il valore sociale e culturale espresso e per i valori assimilati in un’attività di impresa radicata nel territorio da decenni».
In sala i toni soft del blu notte usato dallo scenografo della festa non fanno che risaltare da lontano le cose che dice, soprattutto quando alza lo sguardo verso il suo pubblico e lancia quello che secondo noi passerà per lo slogan storico della mattinata di oggi: “Diffondiamo valore”.
Dice testualmente: «È di questo che vogliamo parlare oggi, del valore e dei valori collegati alla diffusione, cioè al broadcasting. I broadcaster, centrali nella filiera audiovisiva, promuovono comunità e impresa con effetti importanti sull’economia: è stato calcolato che un euro investito in produzione audiovisiva ne genera 3,5 nella economia italiana. Qualità, varietà accessibilità e gratuità per la fruizione dei contenuti, e innovazione sono inoltre la cifra distintiva dell’offerta dei broadcaster italiani». Nessuno meglio di lui forse in Italia conosce questo strano pianeta.
«La TV – spiega – presenta oggi un’offerta varia, plurale, multipiattaforma, e di qualità, anche dal punto di vista del segnale: il passaggio al digitale terrestre di seconda generazione (DVB-T2), ancora in completamento, già oggi permette a tutti di vedere, gratuitamente, ben 50 canali in alta definizione. Ma all’offerta digitale terrestre si aggiunge quella complementare di Tivùsat, di oltre 100 canali italiani, che salgono a 140 con gli internazionali. Pensate che nel primo semestre 2023 sono circa 300 i canali televisivi in Italia (editori con sede in Italia), di cui un terzo trasmette sul digitale terrestre»
«Nessuno ci crederebbe – aggiunge Siddi – ma la televisione nel suo complesso raggiunge 38,4 milioni di individui ogni giorno con 321 minuti di permanenza (dati I semestre 2023). In termini di ascolto medio, i telespettatori nel totale giornata sono 8,6 milioni e circa 20 milioni in prime time. Per quanto riguarda la radio invece, sono 14 gli editori nazionali ai quali corrispondono 21 emittenti in FM, di cui 15 commerciali, 5 di servizio pubblico e una comunitaria. Completano l’offerta circa 20 emittenti DAB, 15 canali visual radio, oltre 100 web radio».
«La radio – afferma ancora Franco Siddi – è un esempio di attrattività, innovazione, vitalità e resilienza. È stata capace di riprendersi e addirittura di aumentare l’interesse degli investitori dopo il crollo della pubblicità in periodo pandemico per le restrizioni alla mobilità. Gli ultimi dati del 2023 registrano un +7,5% di raccolta pubblicitaria nel mese di ottobre e +6,6% nei dieci mesi. In termini di ascolto, nel primo semestre 2023, la radio ha raggiunto 26,6 milioni di ascoltatori nel giorno medio (70% sul totale popolazione) con una durata media di 224 minuti. Ogni mese gli ascoltatori sono circa 45 milioni, l’86% della popolazione».
Dati reali che danno l’idea completa di cosa oggi si parla. Per non parlare poi dell’emittenza locale: «Il sistema radiotelevisivo locale è un patrimonio che esprime le molteplici identità, culture, usi e costumi delle diverse aree del Paese. È la voce, le voci del territorio. Un patrimonio che va tutelato, anche a fronte di cambiamenti e difficoltà future, che certo non mancheranno».

Franco Siddi snocciola i dati sul settore radiotelevisivo (Foto Giornalisti Italia)

Anche qui i dati forniti da Siddi ci danno l’idea del lavoro importante fatto dal suo dipartimento: le TV locali sono circa 500 con ben 784 numerazioni LCN, ma le prime 100 imprese, essendo le più strutturate, da sole rappresentano il 95% degli ascolti e l’84% dell’occupazione dell’intero comparto. «Sono aziende – spiega Siddi – che riscuotono il gradimento del pubblico, danno occupazione e svolgono un servizio di pubblica utilità. Per questa ragione abbiamo scelto di rappresentare unicamente le imprese locali che possiedono una reale capacità imprenditoriale e industriale: per numero di dipendenti, giornalisti, ascolti e investimenti in tecnologia, e produzione di contenuti di qualità».
«Ma – evidenzia il presidente di Confindustria Radio Televisioni – anche quella delle radio locali è una realtà molto frammentata, sia per dimensioni aziendali che per copertura territoriale e ascolti. Il comparto è composto principalmente da piccole e “micro” imprese. Analogamente a quanto rilevato per le tv locali, anche le principali radio locali generano la maggior parte del fatturato del comparto».
La parte centrale della sua relazione Siddi la riserva ad un tema che gli è sempre stato molto caro nella sua esperienza di giornalista e a cui lui ha dato il titolo di “nostri valori”. Sembra quasi un tema concordato con il Capo dello Stato che gli ha mandato in apertura di cerimonia un messaggio pieno di “senso della democrazia”.
«L’industria radiotelevisiva – ruggisce Franco Siddi – è impresa a tutto tondo, elemento primario per la formazione della coscienza democratica del Paese che trova la propria radice nella Carta dei diritti dell’Unione Europea e nella Carta costituzionale italiana, di cui celebriamo i 75 anni. Patrimonio di valori civili, sociali, culturali che le nostre associate hanno nel loro DNA. Informazione professionale, responsabile trasparente, affidabile e plurale».
Siddi non ha dubbi: «I broadcaster radiotelevisivi sono editori responsabili dei contenuti prodotti e diffusi attraverso i professionisti dell’informazione. Radio e televisioni sono voci autorevoli per l’informazione, come confermato di anno in anno dai dati Eurobarometro. Autorevolezza che ha avuto una conferma durante l’emergenza Covid, quando Agcom ha segnalato inequivocabilmente in due Osservatori successivi come la disinformazione crescesse esponenzialmente con gli accessi online».
Per il presidente di Confindustria Radio Televisioni, oggi l’informazione fornita dai broadcaster ha il certificato della affidabilità, della riferibilità, della professionalità e della remunerazione: «Siamo convinti della necessità che le piattaforme online, e in particolare i social network, condividano il rispetto delle regole a cui sono sottoposti i media tradizionali: responsabilità per i contenuti diffusi e tutela dei dati personali nella profilazione online. CRTV è attenta al tema delle fake news, ma anche dei discorsi d’odio».

Il presidente di Confindustria Radio Tv con la delegazione della Figec Cisal: da sinistra: Pino Nano, Franco Siddi, Pierluigi Roesler Franz e Carlo Parisi (Foto Giornalisti Italia)

Un fiume in piena questo intervento, in cui Siddi spiega la necessità di una «Programmazione attenta al pubblico dei minori», di una sempre migliore «Valorizzazione delle risorse umane» (Il nostro settore garantisce infatti occupazione a circa 25 mila addetti direttamente, pari a oltre 90 mila di indotto, cifre assolutamente non confrontabili con quelle delle piattaforme streaming in Italia), di una «Remunerazione della proprietà intellettuale», della «Necessità di un piano di rilancio», di «Nuovi investimenti nella produzione italiana», dei «Danni provocati dalla pirateria», di «Concorrenza e libero mercato», del «Ruolo del servizio pubblico radiotelevisivo nell’ecosistema digitale», insomma di un restyling generale per poter conquistare meglio il futuro che abbiamo davanti.

Franco Siddi, presidente di Confindustria Radio Televisioni, legge il messaggio del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella alla platea del Cinema Barberini

E da osservatore scrupoloso e attento di questo nostro mondo il vecchio leone sardo non poteva ignorare un tema di grandissima attualità, quello che fa riferimento all’Intelligenza Artificiale.
Su questo Siddi rimane categorico: «Nuove professionalità si affacciano e altre vanno preparate e create con progetti di innovazione. La creatività, tesoro inestimabile dell’economia italiana e core business del settore radiotelevisivo è una prerogativa umana, che dovrà beneficiare anche del supporto dell’intelligenza artificiale. Ma di fronte all’intelligenza artificiale occorre operare una trasformazione “umanamente intelligente” del nostro settore e delle nostre relazioni sindacali. Servono investimenti in formazione e per l’aggiornamento tecnologico, di pari passo con la regolamentazione condivisa dei diritti».

Un lungo applauso ha salutato le conclusioni di Franco Siddi (Foto Giornalisti Italia)

Senza mai dimenticare un principio fondamentale della nostra vita quotidiana: «La cultura e i valori dei quali le imprese radiotelevisive sono portatrici – conclude Franco Siddi – appaiono fondamentali per il funzionamento della vita democratica. Non è un interesse delle nostre imprese ma del Paese e dei suoi cittadini».
Alla fine del suo intervento l’Assemblea Generale di Confindustria gli riserva una standing ovation, ma questa volta va detto a ragion veduta. Il vecchio leone sa ancora ruggire. (giornalistitalia.it)

Pino Nano

Marinella Soldi: “Il futuro è una Rai media company digitale”

Marinella Soldi

«Alla Rai – afferma il presidente Marinella Soldi – si chiedono un linguaggio, una scelta dei temi, una qualità e una credibilità che i player commerciali possono ignorare. Noi non solo non dobbiamo ignorare queste richieste e queste aspettative ma dobbiamo farne un prodotto distintivo, contenuti unici e vincenti».
Il futuro del servizio pubblico per il presidente dell’azienda di viale Mazzini «non può che essere una Rai media company digitale, capace di essere centrale nella vita degli utenti, anche dei giovani. La sfida è ardua, cambiare è complesso. Servono certezze, coraggio e una visione chiara del ruolo del servizio pubblico, come pilastro della democrazia».

Piersilvio Berlusconi: “L’Italia destina poche risorse al settore”

Piersilvio Berlusconi

L’amministratore delegato di Mediaset, Piersilvio Berlusconi, ricorda che l’Italia è il Paese in cui vengono dedicate meno risorse pro capite per singolo abitante al settore radiotelevisivo «e questo è un errore. È un errore perché proprio oggi il ruolo degli editori veri, che sono garanzia di serietà, è un ruolo fondamentale e oserei dire unico. Mediaset oltre ad essere impegnata costantemente nel fare l’editore, in Italia e in Spagna, sta lavorando a un ambizioso progetto per la creazione di un broadcaster europeo, che vuol dire una piattaforma tecnologica e di distribuzione di contenuti e della pubblicità internazionale, a cui crediamo moltissimo. È un orgoglio per noi che per una volta sia un’azienda italiana a spingere verso lo sviluppo internazionale e non a essere acquistata da aziende straniere».

Urbano Cairo: “Un mondo in grande trasformazione da preservare”

Urbano Cairo

Urbano Cairo, presidente di Cairo Communications, centra il suo ragionamento sui sostegni al comparto: «Siamo gli unici che non hanno avuto misure di sostegno, come è accaduto per altri settori contigui al nostro con i tax credit, misure che sarebbero certamente molto giuste anche per i programmi che facciamo. C’è attenzione a questi temi da parte del governo, la nostra associazione sta lavorando con impegno, questo è un mondo in grande trasformazione che va preservato per mantenere e sviluppare i valori comuni».

Alessandro Araimo: “Garantire equità e un sistema di regole certe”

Alessandro Araimo

Alessandro Araimo, general manager e amministratore delegato di Warner Bros-Discovery Sud Europa, pone l’accento su due temi che stanno a cuore agli operatori: “mai come in questo momento, con limiti tra i mercati molto labili, è importante garantire a tutti equità, lo stesso sistema di regole che offra certezza di contesto. Il secondo ambito nel quale è fondamentale che le istituzioni ci seguano, e anche rapidamente, è la strutturazione di sistemi incentivanti, che motivino tutti gli operatori a continuare a investire in questo settore. Un settore che non deve essere sopportato ma, al contrario, supportato per poter garantire, anche nei prossimi anni, una crescita che noi siamo in grado di mettere in campo”.

Maurizio Giunco: “Il settore è un importante presidio di pluralismo”

Maurizio Giunco

Maurizio Giunco, presidente dell’associazione Tv locali e FRT in CRTV, sottolinea che il settore radiotelevisivo locale rappresenta “un importante presidio di pluralismo, grazie al quale i nostri territori così variegati e così diversi fra loro, trovano voce, esprimono la loro identità, amplificano le loro istanze” che ha aggiunto “Il comparto è capace di mobilitarsi: la tv, in caso di emergenze, con dirette in esterna fino a 10 ore quotidiane, la radio locale con la informazione, allerte, comunicati di servizio di pubblica utilità. Non riesco ad immaginare elezioni amministrative, comunali e regionali senza il settore radiotelevisivo locale. Un patrimonio, un valore, che non può em non deve essere disperso”.

Francesco Dini: “La radio svolge un servizio pubblico essenziale”

Francesco Dini

Francesco Dini, Radio Nazionali, CRTV, sostiene che “Il DAB rappresenta un segmento strategico del futuro di questo settore e dovrà continuare a convivere con la tecnologia FM, ma è il digitale che ha permesso alla radio di moltiplicare e differenziare l’offerta e di dedicare le proprie risorse all’innovazione del prodotto, di adattarsi ad ogni device. È importante, perciò, supportare la transizione verso il digitale attraverso l’adozione dei ricevitori DAB”. A nome del settore Dini rinnova poi la richiesta al governo “di equiparare le proprie aziende a quelle energivore, ricordando che la radio svolge un servizio pubblico essenziale e di interesse generale”. (giornalistitalia.it)

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Mattarella: “Libertà è pluralismo di voci e di idee”

Pino Nano

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