ROMA – Rilevante ed imprevisto conguaglio fiscale Irpef “monstre” con conseguente taglio delle pensioni di novembre INPS (ex INPGI) per gran parte dei giornalisti da oggi in pagamento in banca e alla posta.
Oggi, con loro vivissima sorpresa e senza neppure sapere il perché, molti dei circa 10 mila giornalisti e/o loro vedove o vedovi, residenti in Italia, titolari di pensioni INPS (ex INPGI 1) hanno, purtroppo, incassato meno soldi in banca o alla posta nel cedolino di novembre rispetto a un mese fa.
La Figec (Federazione Italiana Giornalismo, Editoria, Comunicazione), nuovo sindacato dei giornalisti e di tutti gli operatori dell’informazione, della comunicazione, dei media, dell’editoria, dell’arte e della cultura, federata alla Cisal, che, con oltre 1 milione e 400 mila iscritti, è la più importante organizzazione sindacale autonoma d’Italia, ha inviato l’altro ieri sera 7 Pec di protesta ai vertici dell’INPS lamentando, soprattutto, la mancanza assoluta di una preventiva, tempestiva e capillare informazione a ciascun giornalista pensionato, “quale sostituito d’imposta” su quanto stava realmente accadendo con i conteggi esatti del conguaglio fiscale trattenuto, “quale sostituto d’imposta”, dall’ente, senza conoscere il numero esatto delle eventuali rate da pagare a saldo, né se era prevista la possibilità di rateazione dell’eventuale debito.
Un comportamento, quello dell’INPS, che molti colleghi hanno definito “surreale” e indegno di un Paese civile proprio perché è mancata del tutto una preventiva informazione e una dettagliata spiegazione sulla rata in pagamento da oggi 2 novembre, né se questo debito fiscale riguarda l’intera categoria dei giornalisti in pensione o solo una gran parte di essi.
Nel documento spedito, tra gli altri, al commissario straordinario dell’INPS, Micaela Gelera, al Direttore Generale dell’INPS, Vincenzo Caridi, e all’Ufficio Stampa, ho segnalato per conto della Figec Cisal di cui sono componente della Giunta Esecutiva e Fiduciario per il Lazio:
– che gran parte dei circa 10 mila giornalisti italiani e/o loro vedove o vedovi residenti in Italia hanno visto inaspettatamente decurtata in modo rilevante rispetto al passato la loro pensione INPS ex INPGI in pagamento dal 2 novembre 2023 senza alcuna preventiva e tempestiva comunicazione almeno un paio di mesi prima (cioè a settembre 2023) da parte dell’INPS e/o del Casellario Centrale delle pensioni, gestito dall’INPS;
– che tale maggiore trattenuta fiscale rispetto al cedolino di ottobre 2023 dovrebbe costituire la prima di tre rate di identico importo;
– che dopo complicatissimi calcoli è emerso che la considerevole notevole differenza d’imposta IRPEF, conteggiata ora dall’INPS sulla pensione di novembre 2023 per gran parte dei giornalisti e variabile a seconda dei casi da pochi euro a circa 2 mila euro a testa probabilmente per 3 rate (come si spiegherà meglio appresso), sarebbe dovuta a tre principali fattori dei quali, però, i primi due sono sostanzialmente analoghi per quasi tutti i colleghi in pensione:
1) la cessata deduzione Casagit Salute S.m.s. con sede in Roma (pari al 3,5% sull’imponibile annuo della pensione) avvenuta, però, sin dal 1° gennaio 2023. Tale deduzione era stata, invece, applicata dall’’x INPGI 1 per oltre 40 anni sino al 30 giugno 2022 e dall’INPS fino al 31 dicembre 2022;
3) il conguaglio di aliquota fiscale dovuto dal cumulo dei redditi della pensione principale con eventuali pensioncine INPS, INPS 2 o INPGI 2 percepite durante l’anno sulla quale l’INPS aveva comunque applicato un’imposta IRPEF, ma con un’aliquota risultata tuttavia inferiore a quella dovuta in base all’entità complessiva dei redditi (ad esempio, il 43% per quelli oltre i 50 mila euro di imponibile);
– che complessivamente si è registrata in molti casi una differenza di imponibile di parecchie migliaia di euro che ha determinato una maggiore imposta mensile IRPEF rispetto a quella che nei primi 10 mesi del 2023 era stata inspiegabilmente calcolata in meno dall’INPS e dal Casellario Centrale delle Pensioni, che con colpevole ritardo l’hanno conteggiata solo ora;
– che questo errore non può essere certamente mai addebitabile ai giornalisti in pensione, tutti in qualità di “sostituiti d’imposta”, ma ai sistemi informatici dell’INPS che, quale “sostituto d’imposta” avrebbe dovuto riallineare ben prima di novembre 2023 l’aliquota IRPEF effettivamente dovuta da ognuno quest’anno. Viceversa, l’INPS e il Casellario hanno operato una “spalmatura” dell’imposta IRPEF in misura insufficiente nei primi 10 mesi del 2023 richiedendo la differenza tutta assieme senza aver prima avvisato i giornalisti interessati ed aver avuto il loro preventivo consenso;
– che nel cedolino della pensione non si spiega in concreto alcunché in dettaglio sul perché di questo inatteso taglio della pensione stessa per effetto della maggiore trattenuta fiscale IRPEF rispetto a quella operata dall’INPS nei 10 mesi precedenti da gennaio ad ottobre 2023 anche su eventuali pensioni aggiuntive;
– che tale differenza d’imposta IRPEF trattenuta il 2 novembre 2023 dovrebbe ammontare, quindi, complessivamente per tutti i giornalisti in pensione, compresi vedove e vedovi, a svariati milioni di euro. Di conseguenza non si tratta affatto di una “tempesta in un bicchier d’acqua”, come qualcuno ha erroneamente scritto pochi giorni fa, forse in fretta e in modo del tutto inappropriato nel titolo di un articolo online. Ma è, invece, una faccenda molto seria che incide in modo rilevante e inatteso sulle casse di molti giornalisti in pensione, cogliendoli di sorpresa;
– che, purtroppo, manca qualsiasi indicazione anche circa il numero delle eventuali ulteriori rate (almeno 2 o 3) di pensione in cui sarà ancora operata nel 2023 un’analoga trattenuta fiscale IRPEF;
– che ai colleghi che si sono rivolti ad “Inps Risponde”, è stato quasi sempre replicato in perfetto burocratese: “non possiamo dare spiegazioni perché la pratica (sic??!!) “non è correttamente identificata”;
– che ad altri colleghi è stato, invece, risposto: «Da verifiche effettuate, risulta che il maggior prelievo rilevato da alcuni giornalisti deriva da conguagli per Irpef non versata nel 2022 e 2023»;
– che, stranamente, a quanto è sinora emerso, la pesante quanto del tutto imprevista maggior trattenuta fiscale IRPEF sulla pensione INPS di novembre 2023 non riguarderebbe, come, invece, tutto lasciava supporre, l’anno 2022, né riguarderebbe la generalità dei giornalisti italiani residenti in Italia, ma solo una gran parte di essi, dando purtroppo così l’impressione che sia stata fatta quasi un’anomala selezione/cernita sui trattamenti di quiescenza priva di qualsiasi logica spiegazione e che merita, invece, una risposta capillare e dettagliata;
– che per di più le risposte dell’INPS appaiono anche assolutamente burocratiche, incomplete, insufficienti e addirittura in aperta contraddizione con quanto costantemente ripetuto dall’INPS, cioé di voler prestare sempre la massima attenzione alla qualità del servizio e alla soddisfazione dei cittadini (vedere modulo reclamo utente INPS cod. MV01).
Ciò è stato, peraltro, ribadito dallo stesso Commissario straordinario INPS, Micaela Gelera, nella sua ampia Relazione annuale, intervenendo il 13 settembre 2023 nella Sala della Regina della Camera dei Deputati a Montecitorio, in occasione della presentazione del XXII Rapporto annuale dell’Istituto alla presenza, tra gli altri, del vicepresidente della Camera dei deputati, Giorgio Mulé, e del ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Marina Elvira Calderone, e nel video del canale ufficiale INPS sulla Presentazione alla Camera dei Deputati del XXII Rapporto Annuale INPSricordando che «l’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale, in più di un secolo di impegno al servizio dei cittadini, ha creato nuove modalità di comunicazione al fine di migliorare continuamente i servizi forniti, svolgendo una sempre più intensa attività di divulgazione. Una funzione nuova che deve essere costruita valorizzando quella che attualmente viene considerata come la materia prima più importante per qualsiasi attività: i dati. La disponibilità e il corretto uso dei dati sono oggi indispensabili per catalizzare una trasformazione significativa e innescare un continuo miglioramento della qualità dei servizi.
Un’efficace valorizzazione delle informazioni disponibili nella gestione dell’Istituto e di tutta la Pubblica Amministrazione costituisce uno dei nostri obiettivi prioritari. Un’efficiente gestione dei dati rappresenta la base per una Pubblica Amministrazione davvero al servizio del cittadino e delle imprese. Una Pubblica Amministrazione che, con soluzioni personalizzate, non impone mai adempimenti e oneri burocratici superflui, bensì si impegna a sostenere, aiutare e promuovere lo sviluppo economico e sociale di ciascun individuo e, di conseguenza, del Paese».
Ci si auspica quindi che l’INPS, quale “sostituto d’imposta”, faccia assoluta chiarezza e il prima possibile sulla complessa vicenda essendo inammissibile un simile scriteriato comportamento senza che tutti i giornalisti pensionati interessati in qualità di “sostituiti d’imposta” fossero stati compiutamente informati con largo anticipo di questa pesantissima e imprevista trattenuta fiscale IRPEF, nè in quante rate avrebbero dovuto saldarla, né se fosse possibile concedere una rateazione più lunga.
Se, infatti, risultasse vero che il Casellario Centrale dei Pensionati, che è gestito dall’INPS da più di 50 anni, ha provveduto a ricalcolare le ritenute fiscali per l’anno 2023, tenendo conto anche del cumulo di più trattamenti pensionistici di uno stesso giornalista pensionato e delle detrazioni da lui richieste, avrebbe dovuto necessariamente comunicarglielo almeno due mesi fa, dandogli così il tempo necessario per effettuare le necessarie verifiche, anziché metterlo di fronte al fatto compiuto con un pesante prelievo operato direttamente sul cedolino di pensione INPS del 2 novembre 2023 e/o di altre eventuali mensilità successive senza alcun suo preventivo benestare.
Ciò peraltro lede apertamente lo Statuto del contribuente (vedere artt. 10, 10 bis e 11 della legge n. 212 del 27 luglio 2000 e successive modificazioni e/o integrazioni, destando anche grave disagio e allarme nella nostra categoria e creando per di più ansia ed apprensione in persone anziane anche di età molto avanzata;
Va anche chiarito dall’INPS in modo assolutamente comprensibile a tutti per quale motivo, stranamente, molti giornalisti pensionati non debbano, invece, pagare alcuna differenza d’imposta IRPEF in più il 2 novembre 2023. Quale è la vera spiegazione di ciò non essendo assolutamente possibile creare “figli e figliastri”?
Si resta, quindi, in fiduciosa attesa di una sollecita risposta ai vari interrogativi che sono stati posti per poter addivenire ad una positiva e rapida conclusione della vicenda. (giornalistitalia.it)
Pierluigi Roesler Franz
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