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Intercettazioni e legalità: è l’ora della chiarezza

Di Palma: “Scelte politiche”. Megale: “Quali rinunce?”. Parisi: “Lavoro e libertà di stampa”

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L’affollata platea del convegno su “Il mondo delle intercettazioni: linguaggi, nuove tecnologie, profili giuridici e intelligenza artificiale” nell’aula magna “Quistelli” dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria

REGGIO CALABRIA – Un successo fuori da ogni possibile immaginazione o previsione, all’Università Mediterranea di Reggio Calabria, per il convegno organizzato dai sindacati delle forze dell’ordine Coisp Mosap (Polizia di Stato), Nsc (Carabinieri) e Usif (Guardia di Finanza), su un tema di grande attualità: “Il mondo delle intercettazioni: linguaggi, nuove tecnologie, profili giuridici e intelligenza artificiale”. Un convegno patrocinato, tra gli altri, da: Università Mediterranea, Figec Cisal (Federazione Italiano Giornalismo Editoria Comunicazione), Istituto Italiano di Criminologia di Vibo Valentia, Sicurezza e Giustizia, Lawful Interception Academy, Pragma Etimos, Camera Penale di Reggio Calabria, Tecoms, Ordine degli Ingegneri della Provincia di Reggio Calabria e International Police Association.
Parliamo di un mondo che per anni è stato coperto da mille sospetti, da mille leggende metropolitane, da mille timori, mal raccontato e, forse anche, mai bene interpretato o spiegato.
Oggi, invece, proprio grazie all’incontro di Reggio Calabria siamo in grado di dire “finalmente è tutto chiaro”. Nel senso che i sindacati di Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza hanno trovato il modo migliore per spiegare, dall’inizio alla fine e davvero fino in fondo, cosa siano oggi le intercettazioni, che ruolo svolgono nel sistema Giustizia-Paese e quali problemi, a tratti anche difficili da superare, ci siano ancora perché tutto possa sembrare perfettamente normale e aderente al rispetto delle regole istituzionali e al rispetto della privacy.

Per un’intera giornata, nell’aula magna “Quistelli” dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria, hanno catturato l’attenzione del numeroso pubblico – alle due sessioni di lavori hanno partecipato circa trecento persone in presenza e oltre duemila in diretta streaming – magistrati, giuristi, investigatori, docenti universitari, tecnici di grande tradizione e, in rappresentanza dei giornalisti, il segretario della Figec Cisal, Carlo Parisi.

Arturo Capone e Roberto Di Palma

Ognuno di loro ha seguito un suo percorso narrativo, una sua tesi, una sua chiave lettura. Posizioni differenti, a volte lontane tra di loro, ma con un unico punto di incontro finale che vede nelle intercettazioni uno strumento fondamentale per determinate indagini giudiziarie contro la ’ndrangheta e più in generale il mondo del crimine organizzato. «Ma la materia va ancora regolata nei minimi dettagli dal legislatore», ha spiegato per tutti il magistrato Roberto di Palma, Procuratore della Repubblica del Tribunale per i minorenni di Reggio Calabria, uno dei protagonisti della storia giudiziaria calabrese di questi ultimi 30 anni, che al convegno ha tenuto una vera e propria lectio magistralis.
«Non si poteva fare di meglio che organizzare un seminario più articolato e più severo di questo», commenta il segretario generale della Figec Cisal, Carlo Parisi, che pensa di riproporre il tema e la dinamica seguita all’Università Mediterranea come base portante per i futuri corsi di qualificazione professionale dei giornalisti italiani».

Carlo Parisi

Non a caso Parisi, prima di entrare nel merito della sua relazione su un tema scottante e attualissimo come quello del rispetto della privacy e del diritto-dovere di pubblicare stralci di intercettazioni legate alle inchieste più importanti, ha ringraziato i sindacati delle forze dell’ordine per aver scelto come sede istituzionale di questo seminario «l’Università, luogo di cultura e di speranza». «Grazie – ha sottolineato il segretario generale della Figec Cisal – ai sindacati delle forze di polizia, quotidianamente impegnate per l’affermazione della legalità a garanzia della tutela delle libertà dei cittadini in un territorio, come quello della provincia di Reggio Calabria, per troppo tempo ostaggio dell’antistato. Un territorio che ha finito per relegare in una condizione di arretratezza e rassegnazione un popolo bisognoso solo di lavoro e sicurezza. In una sola parola: normalità. Tanto è stato fatto per sdradicare la malapianta della ndrangheta dalle forze dell’ordine e dalla magistratura, e altrettanto si impegnano a fare la scuola, l’università e le categorie professionali per arrestare la fuga di cervelli che questa terra forma ma non riesce a trattenere e sfruttare. Tanto deve fare lo Stato per annullare il gap nord – sud possibile solo con tre condizioni essenziali: investimenti per la creazione di posti di lavoro, servizi e sicurezza».

L’intervento di Carlo Parisi

«Per questo – ha spiegato Parisi – la Figec Cisal, nuovo sindacato unitario dei giornalisti e degli operatori dell’informazione, della comunicazione dell’arte e della cultura, ha accolto con convinzione la proposta di patrocinare questa iniziativa» ed ha partecipato ai lavori con una delegazione di giornalisti calabresi guidata dalla fiduciaria di Reggio Calabria, Federica Morabito.
«Perché – ha sottolineato Parisi – lavoro e legalità sono presupposti essenziali per una civile convivenza in uno Stato democratico.

Emilio Musacchio, segretario provinciale del Coisp di Reggio Calabria

Grazie, quindi, alla Segreteria Provinciale del Coisp di Reggio Calabria, con in testa il segretario generale provinciale Emilio Musacchio, che unitamente a Luca Spagnolo, segretario regionale del Nsc nuovo sindacato dei Carabinieri, e Giovanni Cutrupi dell’Usif sindacato della Guardia di Finanza, hanno dato vita a questa giornata di informazione e formazione».
Carlo Parisi ha ricordato che il disegno di legge sulla riforma della Giustizia presentato dal ministro Nordio e approvato – nella prima settimana di giugno 2023 – dal Consiglio dei Ministri, ha legittimamente suscitato le critiche della stampa italiana, che vede nella stretta alla pubblicazione delle intercettazioni un bavaglio all’informazione.
Una tra le norme contenute nella riforma prevede che le intercettazioni, di qualunque natura esse siano, non devono essere pubblicate neppure in sintesi, a meno che non siano state riprese da un provvedimento giudiziario o siano state utilizzate durante un dibattimento. In particolare, il provvedimento esige anche che i pm e i giudici dovranno stralciare dai loro brogliacci i riferimenti alle persone terze estranee alle indagini. Ognuno di loro sa bene che la modifica dell’art. 114 c.p.p., vieta la pubblicazione delle intercettazioni, sia parziale che per riassunto, fino alla conclusione delle indagini ovvero fino al termine dell’udienza preliminare. Questo vuol dire dire che con i tempi del processo penale, inevitabilmente lunghi, si avrebbe un silenzio informativo per molto tempo, e quando diverrebbe possibile la pubblicazione, questa avrebbe perso la sua attualità e quindi anche la sua utilità.
«Tutto questo – ha sottolineato il segretario generale della Figec Cisal – con grave pregiudizio per il diritto di cronaca e per il diritto della collettività di controllare come viene amministrata la giustizia in suo nome. Perché negare agli italiani questo diritto che per noi rimane sacrosanto? il rischio è di far calare il silenzio su quasi tutto, con l’eccezione delle intercettazioni “riprodotte dal giudice nella motivazione di un provvedimento o utilizzate nel corso del dibattimento”. L’annunciata “stretta” sulle intercettazioni, con la previsione di pesanti sanzioni per i giornalisti, secondo la Figec Cisal è in contrasto con la giurisprudenza consolidata della Corte europea dei diritti dell’uomo, che sancisce il diritto/dovere dei giornalisti di fornire alla collettività le notizie di interesse pubblico, soprattutto quando riguardano politici e amministratori, anche pubblicando le intercettazioni e perfino utilizzando informazioni coperte da segreto».

Maria Stefania Caracciolo, vice prefetto vicario di Reggio Calabria

«Guai – ha ammonito Parisi – a nascondersi dietro un dito, anzi noi crediamo che questo sia il momento della chiarezza e del rigore. Il massimo possibile, ma che aiuti il Paese a crescere nella legalità. È solo la convinzione e la consapevolezza che la libertà di stampa e il rispetto della privacy vanno difesi ad ogni condizione e ad ogni costo. Così come vanno difesi tutti quei giornalisti, spesso non contrattualizzati, sfruttati e malpagati, che svolgono il proprio lavoro con serietà, rigore e limpidezza. La Figec è nata anche per questo, per dare voce a chi non ha mai avuto voce e tutelare tutti quei protagonisti, diretti e indiretti, del mondo dell’informazione su cui oggi si basa il sistema generale della stampa italiana. Garanzia fondamentale, quella dei giornalisti, per assicurare ai cittadini un’informazione professionale di qualità. Difesa di casta? Nient’affatto. Libertà di stampa non è licenza di diffamare. Ma bisogna mettere i giornalisti nelle condizioni di lavorare in un clima di serenità nel quale chi sbaglia deve giustamente pagare, senza però autocensurarsi preventivamente nel timore di pesanti ripercussioni, soprattutto in sede civile».

Nel ringraziare Arturo Capone, Salvatore Merlino, Leonardo Patitucci, Michelangelo Di Stefano e Bruno Fiammella, che hanno contribuito alla riuscita dell’evento, dal canto suo il segretario provinciale del Coisp, Emilio Musacchio, ha sottolineato che «l’etimologia della parola e l’euristica del comportamento sono strumenti che vanno scomparendo per via del massiccio utilizzo della tecnologia. Dovremmo chiederci: stiamo andando nella giusta direzione?»

L’intervento di Emilio Musacchio

Insomma, di tutto di più. Sei ore di dibattito sono tante e non semplici da sintetizzare. Il tema è abbastanza complesso e ha più letture possibili. Ogni protagonista di questo dibattito ha spiegato le sue ragioni e ha esposto le sue opinioni, che non sempre collimano con quelle degli altri, ma questo accade quando la materia è così articolata e in work progress come questa. Bisognerà, naturalmente, aspettare la riforma della giustizia preannunciata dal ministro Nordio per capire meglio di “che morte moriremo tutti”, ma prima di questo le varie ipotesi sono tutte ancora sul tavolo del confronto istituzionale, e come tali da analizzare nella loro soggettiva dialettica.
Il questore di Reggio Calabria, Bruno Megale, evidenziando che, «nell’era delle comunicazioni supertecnologiche la criminalità non comunica più solo con il telefono ma persino attraverso i giochi», ha sottolineato «l’importanza dell’intercettazione oltre la privacy», ponendo alla platea una domanda cruciale: «Fino a che punto oggi, in nome della sicurezza, siamo disposti a rinunciare ad una parte della nostra libertà e a una parte della nostra privacy? Parliamo di diritti costituzionalmente garantiti, come la privacy così come la sicurezza».

L’intervento del questore di Reggio Calabria, Bruno Megale

E se per l’avvocato Francesco Siclari, vice presidente della Camera Penale di Reggio Calabria, «l’imprescindibile diritto alla sicurezza deve essere garantito al pari del diritto alla privacy», sollecitando «una regolamentazione del captatore informatico», il presidente dell’Ordine degli Ingegneri, Francesco Foti, ha osservato che «la multidisciplinarità pone in essere una riflessione sull’Intelligenza Artificiale che sta assumendo, sempre di più, un ruolo maggiore nell’inquinare la verità e il suo utilizzo da parte dei criminali».

Il moderatore Bruno Fiammella, Saverio Fortunato, Arturo Capone e Roberto Di Palma

Il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni di Reggio Calabria, Roberto Di Palma, dopo aver indotto seriamente a riflettere sul fatto che «tra gli adolescenti non c’è più la capacità di parlare», si è soffermato sul «bilanciamento di interessi fra la tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica e la privacy del cittadino. Non è un compito del magistrato, ma del legislatore stabilire il limite delle intercettazioni che – ha ricordato – nei paesi scandinavi neppure esistono. È una scelta della politica: che fa leggi, tattica e strategia attraverso un bilanciamento di interessi e offre, poi, agli agli utenti, al pubblico ministero al giudice e alla polizia giudiziaria gli strumenti per intervenire».

L’intervento del questore Bruno Megale

Di Palma si è, poi, soffermato sulle “trascrizioni nel processo penale” osservando che «non riguardano solo la fonia o i file audio, ma anche la riproduzione audio/video, dove l’operatore di polizia è chiamato a interpretare anche toni e gestualità degli interlocutori. Senza contare che, nella maggior parte dei casi, soprattutto nei processi di mafia, le conversazioni avvengono tra più soggetti che parlano in dialetto». «Le trascrizioni – ha sottolineato Di Palma – sono, quindi, solo uno strumento attraverso il quale il pubblico ministero prima (trascrizione della P.G) e il giudice dopo (trascrizione del perito) autorizzano l’ascolto delle conversazioni e la trascrizione affinché diventi più fruibile nell’immediato. Non bisogna, infatti, dimenticare che la Cassazione ha ben ribadito e stabilito che la prova non è la trascrizione del file audio ma la registrazione originale».

L’intervento di Arturo Capone

Arturo Capone, docente associato di diritto processuale penale dell’Università Mediterranea, sviluppando il tema dell’acquisizione della corrispondenza informatica, ha ricordato gli articoli 13, 14 e 15 della Costituzione e l’art. 8 della Convenzione europea sui diritti dell’uomo, che dichiarano l’inviolabilità personale del domicilio delle comunicazioni e in generale della vita privata familiare, che possono essere compressi solo nei casi e nei modi previsti dalla legge. Ne nasce una dinamica complessa nel senso che, se non esiste una legge che disciplini con accuratezza i presupposti e le modalità operative di un mezzo di ricerca della prova, i risultati ancorché luminosi dal punto di vista probatorio non possono essere utilizzati. Regola affermata in tantissime occasioni dalla Corte costituzionale.
Saverio Fortunato, rettore dell’Istituto Italiano di Criminologia di Vibo Valentia, ha invece parlato di “Etica e filosofia nella captazione per fini di giustizia” che sta alla base della criminologia del diritto penale dell’investigazione. «L’etica – ha affermato – è quel modo di agire in maniera tale che dalla nostra azione si possa avere una legislazione universale, cioè quello che io pretendo per gli altri deve valere anche per me e quello che vale per me, deve avere una valenza anche per gli altri. Il fine dell’investigazione della conoscenza deve essere l’uomo. L’uomo al centro del processo, non la scienza. Invece oggi c’è la tendenza a porre al centro della società e del processo penale la scienza».
Del “linguaggio nelle intercettazioni” ha parlato Michelangelo Di Stefano, docente di intelligence all’Istituto Italiano di Criminologia, soffermandosi sulla fonologia (che studia l’organizzazione e il funzionamento dei suoni nel sistema linguistico) e sulla fonetica (che studia fisicamente i suoni), la morfologia, la sintassi, la semantica, la specch recogniton.
A Giovanni Nazzaro, direttore responsabile di Sicurezza e Giustizia e della Lawful Interception Academy”, è toccato trattare il tema delle “certificazioni nell’outsourcing” e in particolare di come la certificazione dei sistemi di captazione contribuisca a mantenere alto il livello di sicurezza, quindi del perché il Senato italiano ha preso ad esempio il lavoro della Lowful Interception Academy.

L’intervento di Giorgio Rubiu

Giorgio Rubiu, fondatore e Ceo di Pragma Etimos, ha introdotto l’argomento sull’intelligenza artificiale, «potente alleato ma non panacea. È indispensabile, infatti, una sinergia tra euristica umana e tecnologia considerato che i dati da analizzare possono essere audio, video, file di testo, immagini… L’euristica umana è quell’esperienza che matura l’investigatore nel corso della sua attività lavorativa, che gli permette di capire un gesto, piuttosto che una frase o una parola espressa anche in forma dialettale».

Guido Villa e Carlo Parisi

Guido Villa di Tecoms, parlando di “analisi del traffico telefonico: stato dell’arte e nuove sfide”, ha introdotto la platea all’analisi dei metadati, in particolare del traffico telefonico, definendolo «come una macchina del tempo che ci permette di viaggiare indietro e scoprire una serie di attività del target». Villa ha presentato la piattaforma Mercure, software per l’analisi del traffico telefonico e non solo; Kinesense, software che permette l’analisi video in ogni aspetto; Cedar, software che permette la pulizia di fila audio; Videosft, strumento per comprimere le trasmissioni video; Tyrex che alla cybersecurity permette di scansionare dispositivi USB per la ricerca di software malevoli.
Dal canto suo, Gaetano Lo Presti, Ceo di Pragma Etimos, ha spiegato come i dati destrutturati attraverso l’intelligenza investigativa e l’intelligenza forense possono utilizzare l’intelligenza artificiale per raccogliere quell’euristica necessaria per analizzare determinate circostanze.
“Organizzazione del Cit” e “Archivio digitale delle intercettazioni” sono stati, infine, i temi trattati da Demetrio Cuzzocrea, responsabile Adsi della Dda di Reggio Calabria, e Tommaso De Giovanni, responsabile Area Tecnica dell’Ufficio Interc. della Dda di Reggio Calabria.

Demetrio Cuzzocrea e Tommaso De Giovanni

A trarre le conclusioni il segretario generale del Coisp, Domenico Pianese, che esaltando il brillante lavoro della Segreteria Provinciale di Reggio Calabria del sindacato di polizia, ha concentrato l’attenzione sulla «necessità di affrontare il tema delle intercettazioni da una prospettiva diversa: la cultura della legalità, quella che va sostenuta e sta particolarmente a cuore al Coisp».

L’intervento di Domenico Pianese, segretario generale del Coisp

Per chi volesse approfondire i temi del dibattito – straordinaria l’intuizione dei sindacati delle forze dell’ordine per la diretta streaming su YouTube – ricordiamo gli argomenti affrontati nel corso del dibattito: “Il contenuto delle intercettazioni tra diritto di informazione, esigenze di privacy e procedura penale”, “Le trascrizioni nel processo penale”, “L’acquisizione della corrispondenza informatica”, “Etica e filosofia nella captazione per fini di giustizia”, “Il linguaggio nelle intercettazioni”, “Le certificazioni nell’outsourcing”, “Come integrare l’intelligenza artificiale con l’euristica investigativa forense”, “Analisi del traffico telefonico: stato dell’arte e nuove sfide”.
La scelta che facciamo oggi è di proporre – in versione integrale – il dibattito che ha animato il Campus universitario di Reggio Calabria, perché c’è veramente da imparare moltissimo. (giornalistitalia.it) 

 

 

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