ROMA – È davvero un enorme pasticcio fiscale che sta preoccupando migliaia di giornalisti in pensione facendoli assurdamente apparire quasi come degli evasori quando non ne hanno, invece, alcuna colpa. Gira ora con insistenza la “voce” che, per di più, non vi sarebbe da pagare all’INPS a novembre solo una rata quale “sostituto d’imposta” IRPEF, ma ne sarebbero state preventivate addirittura tre di pari importo per consentire ai giornalisti di poter saldare il presunto debito fiscale maturato sulle pensioni incassate nel 2022. Tuttavia, non si escludono persino successivi ricalcoli nel 2024 della tassazione IRPEF delle pensioni erogate anche quest’anno.
Evidentemente – ma non di certo per responsabilità dei giornalisti che sono “sostituiti d’imposta” – potrebbe essersi verificato una sorta di corto circuito nei conteggi dopo il travaso dei dati informatici immessi dai sistemi ex INPGI 1 in quelli dell’INPS senza forse tener ben in conto che questi due diversi sistemi non erano proprio del tutto compatibili tra loro.
Di conseguenza, sarebbe stata effettuata dall’INPS nel 2022 una complessiva tassazione d’imposta IRPEF inferiore a quella effettivamente dovuta di cui solo di recente si sarebbe, però, accorto il Casellario Centrale dei Pensionati, che funziona già da una cinquantina d’anni proprio allo scopo di uniformare le aliquote fiscali IRPEF in misura corrispondente al totale dei redditi percepiti da più pensioni messe assieme da uno stesso pensionato, e non singolarmente in base ai dati di ciascun trattamento di quiescenza.
L’altro ieri Giornalisti Italia dato notizia che, in molte regioni, numerosi giornalisti in pensione avevano riscontrato un inatteso maggior prelievo fiscale IRPEF, anche superiore ai mille euro, sul cedolino della pensione INPS (ex INPGI 1) di novembre 2023 – già visibile tramite Spid su MyINPS – senza, però, aver ricevuto alcun preavviso, né precise spiegazioni sul calcolo della tassazione applicata.
Purtroppo, è mancata, una qualsiasi preventiva comunicazione da parte dell’INPS su questa importante novità e i giornalisti pensionati ne sono stati completamente tenuti all’oscuro. Appare, quindi, necessario che nel cedolino della pensione ex INPGI 1 del mese di novembre 2023 l’INPS, anziché riportare una sola “voce” con il totale complessivo della trattenuta fiscale IRPEF (cioè IRPEF sulla pensione del mese di novembre 2023 sommata all’IRPEF relativa ad un terzo – cioè alla prima delle tre rate previste per il pagamento – del conguaglio della pensione versata dall’INPGI 1 per il 1° semestre 2022 e dall’INPS per il 2° semestre 2022, inserisca una “voce” ben distinta e separata di trattenuta fiscale IRPEF, spiegando poi in dettaglio nella posizione di ogni pensionato visibile nel sito online MyINPS con accesso da SPID il perché di questa differenza con i conteggi esatti e la ripartizione del pagamento in tre rate.
Peraltro, non è forse assurdo che nessuno sappia oggi come siano stati effettuati i conteggi per determinare l’eventuale differenza IRPEF da pagare? E c’è forse qualcuno che all’INPS possa garantire al mille per mille che questi calcoli effettuati dai sistemi informatici non siano addirittura sbagliati?
L’INPS dovrebbe, infine, tener conto che molti giornalisti pensionati, in base alla denuncia dei redditi per l’anno 2022 presentata entro i termini di legge, risultavano comunque a credito IRPEF per il 2022 per effetto di maggiori detrazioni fiscali riconosciute dal CAF e d’importo superiore a questo eventuale conguaglio fiscale a loro debito. Di conseguenza avrebbero tutt’al più ottenuto un minor rimborso IRPEF senza dover, quindi, pagare ora alcun conguaglio fiscale sui tre distinti cedolini delle loro pensioni INPS.
In conclusione, la Figec Cisal sollecita di nuovo l’INPS, quale “sostituto d’imposta” IRPEF, a fare al più presto assoluta chiarezza e ad operare nella più totale trasparenza con comunicati stampa non scritti in perfetto “burocratese”, ma facilmente comprensibili a tutti. (giornalistitalia.it)
Pierluigi Roesler Franz
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