ROMA – Il 3 ottobre 2023 è una data storica per il nuovo Contratto di Servizio Rai 2023-2028. È il giorno in cui viene dato il via libera della Commissione di Vigilanza Rai al parere sul contratto di servizio che, per la prima volta, fa riferimento alla tutela della minoranza linguistica albanese in Calabria.
Fondamentali i passaggi che il nuovo Contratto di Servizio dedica ad uno dei temi di maggiore confronto di questi anni, quello delle Minoranze Linguistiche, su cui in Parlamento il senatore Maurizio Gasparri ha firmato decine e decine di interventi, mozioni, interpellanze, documenti, soprattutto per quanto riguarda la “Calabria e la diffusione della lingua albanese sui canali Rai”.
Non a caso oggi il vice presidente del Senato parla di «una vittoria politica fondamentale per gli albanesi di Calabria e per tutto quello che la diffusione della cultura albanese comporta per la storia e le tradizioni di questo popolo».
Per Maurizio Gasparri sono stati anni e anni di battaglie personali e spesso anche solitarie che oggi, finalmente, vedono finalmente inserita nel Contratto di Servizio appena trasmesso al Ministero delle Imprese il termine “Calabria”.
Ma questo Gasparri lo aveva già anticipato qualche mese fa in Senato, partecipando ad un convegno sugli albanesi, che l’ing. Demetrio Crucitti, ex direttore delle Sede Rai della Calabria e oggi consigliere nazionale della Figec Cisal, aveva fortemente voluto proprio per riaprire nella massima sede istituzionale del Paese il dibattito sulla lingua albanese e sulla tutela dell’Arbëreshë in tutte le sedi possibili e immaginabili.
In Calabria da anni si parla dell’«emendamento Gasparri» sulle minoranze linguistiche perché la prima volta che il senatore di Forza Italia ne parlò ufficialmente in pubblico fu al Teatro Rendano di Cosenza, 20 anni fa, per la festa in onore dei 50 anni di Rai Calabria.
Già in quella occasione Gasparri teorizzava che «la Rai regionale dovesse occuparsi a fondo della tradizione e della cultura degli albanesi di Calabria come già accadeva in altre regioni d’Italia per altre minoranze linguistiche». Un’utopia forse, che però oggi prende corpo materiale in questo nuovo Contratto di Servizio.
«La Rai – sottolinea, infatti, l’art. 9 del nuovo Contratto di Servizio – al fine di sostenere l’integrazione la tutela e la valorizzazione delle minoranze linguistiche, è tenuta a garantire la produzione e distribuzione di trasmissioni radiofoniche e televisive, nonché di contenuti audiovisivi, in lingua tedesca e ladina per la provincia autonoma di Bolzano, in lingua ladina per la provincia autonoma di Trento, in lingua sarda per la regione autonoma Sardegna, in lingua francese per la regione autonoma Valle d’Aosta, in lingua friulana e slovena per la regione autonoma Friuli-Venezia Giulia e in lingua albanese per la regione Calabria».
La “Calabria”, dunque, per la prima volta compare nel contratto di Servizio.
E questo significherà per la Sede calabrese della Rai una vera rivoluzione culturale, oltre che strutturale, perché ci si dovrà attrezzare per mandare in onda una programmazione “arbëreshe” di sana pianta. Quindi, servizi, inchieste, dossier, tg, approfondimenti e speciali che potrebbero significare per la Calabria nuove risorse, nuovi investimenti, nuovi progetti di integrazione culturale, insomma nuovi posti di lavoro per il mondo della comunicazione.
Secondo il nuovo Contratto di Servizio, «la Rai si impegna ad assicurare le condizioni per la tutela delle minoranze linguistiche riconosciute nelle zone di loro appartenenza, assumendo e promuovendo iniziative per la valorizzazione delle lingue minoritarie presenti sul territorio italiano».
Il Contratto di Servizio, questa volta, guarda molto più in là e ribadisce che la Rai, inoltre, è «tenuta a definire, con le regioni che ne facciano richiesta, un progetto operativo finalizzato alla stipulazione di specifiche convenzioni a prestazioni corrispettive per assicurare l’applicazione delle disposizioni finalizzate alla tutela delle lingue di cui alla legge 15 dicembre 1999, n. 482».
Tenendo conto, più in particolare, dei seguenti criteri: «differenziazione delle esigenze in funzione delle rispettive aree di appartenenza; necessità di perseguire obiettivi di efficacia ed efficienza; caratteristiche delle diverse piattaforme di distribuzione con riguardo ai target da conseguire; necessità di un coordinamento con il Ministero della cultura per le parti di propria competenza».
Naturalmente, la Rai si impegna a garantire, compatibilmente con la disponibilità delle frequenze e delle risorse che il segnale televisivo dei programmi dedicati alle minoranze linguistiche abbia la stessa qualità tecnica prevista per le principali reti generaliste nazionali della Rai; che i programmi radiofonici delle minoranze linguistiche siano veicolati anche attraverso la nuova tecnologia DAB e che i programmi radiofonici delle emittenti estere di interesse per le minoranze linguistiche vengano ritrasmessi anche attraverso apposite soluzioni nelle aree di tutela in una logica di cooperazione transfrontaliera, come già succede per le trasmissioni televisive; e che la digitalizzazione di tutti gli archivi audiovisivi dei programmi prodotti per le minoranze linguistiche, anche con lo scopo di preservarli e di renderli fruibili agli istituti scolastici ed alle associazioni culturali comunitarie delle minoranze linguistiche.
Che dire di più? Le premesse per una nuova stagione tutta da vivere a Rai Calabria ci sono tutte. Il futuro è già alle porte e vedremo cose ne verrà fuori. Va, però, riconosciuto che su questo risultato la battaglia del sen. Maurizio Gasparri sia stata determinante per il successo finale. E è anche merito della “cocciutaggine” con cui ha inseguito questo suo “sogno” il vecchio direttore di Sede Demetrio Crucitti. (giornalistitalia.it)
Pino Nano
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