REGGIO CALABRIA – Un giornalista, Cesare Minniti, collaboratore dell’emittente locale “Reggio TV”, è stato aggredito da alcune persone a Reggio Calabria mentre stava riprendendo le conseguenze di un incidente stradale accaduto poco prima. L’episodio risale a giovedì scorso, ma se n’é avuta notizia soltanto oggi.
«In quei terribili momenti – ha detto ancora Minniti – non mi sono mai perso d’animo. Non credo ci sia un clima di violenza a Reggio Calabria, ma mi sono reso conto che ci sono persone che controllano in maniera capillare il territorio e si sentono autorizzate a fare ciò che vogliono. Per quanto mi riguarda, comunque, continuerò senza titubanze a fare il mio mestiere di cronista, incoraggiato dalla parte sana della città».
Per le lesioni subite il giornalista è stato portato al Pronto Soccorso del Grande Ospedale Metropolitano di Reggio Calabria, dove è stato medicato e giudicato guaribile in sette giorni. Il giornalista è stato colpito con calci e pugni dagli aggressori, che si sono poi allontanati. Minniti ha presentato denuncia alla Polizia di Stato.
«Ho cercato di parare i colpi – ha detto Minniti all’Ansa – ma la volontà di chi mi ha aggredito era di farmi male. Non so spiegarmi i motivi dell’aggressione e non riesco ancora a comprendere perché quelle persone si siano tanto infuriate».
Il giornalista, per sottrarsi ai suoi aggressori, si é rifugiato in un negozio ubicato nelle vicinanze. Lo stesso negozio è dotato di telecamere di sorveglianza che potrebbero avere ripreso l’aggressione. (ansa)
«Un’aggressione assurda che dimostra, ancora una volta, quanto sia sempre più difficile svolgere la professione giornalistica anche per documentare un banale incidente stradale», commenta Federica Morabito, fiduciaria di Reggio Calabria e consigliere nazionale della Figec Cisal.
Nell’esprimere al giornalista Cesare Minniti la «piena solidarietà della Federazione Italiana Giornalismo Editoria Comunicazione», Federica Morabito sottolinea «la necessità, più volte espressa a livello nazionale dalla Figec Cisal, di considerare l’informazione un bene primario della società che impone serie garanzie per quanti quotidianamente rischiano la vita, spesso senza alcuna tutela e con compensi da fame». (giornalistitalia.it)
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