PARAVATI DI MILETO (Vibo Valentia) – 100 anni tra poco. Se fosse ancora in vita Natuzza Evolo, dopo il 99° compleanno celebrato ieri, quello di oggi sarebbe stato il primo giorno dell’anno di avvicinamento al centenario. Era nata il 23 agosto del 1924. Abbastanza per tentare di farne un bilancio complessivo della sua vita e della sua storia.
Alle soglie del centenario della sua nascita, e 14 anni dopo la sua morte, la storia di questa donna continua a catalizzare l’attenzione e la curiosità di intellettuali e studiosi dei media di tutto il mondo. Ma se oggi c’è da identificare il vero “talent scout” di Natuzza Evolo, c’è un solo nome che va fatto, ed è quello del grande giornalista Piero Vigorelli, che una mattina in Rai riunisce i vertici del suo programma – si chiamava “Detto tra noi” – e decide di dedicare a Natuzza Evolo uno speciale di 50 minuti, da mandare in onda l’8 dicembre di quell’anno: 1992.
Per Rai 2 sarà un successo senza precedenti. Quasi 6 milioni di italiani rimarranno attaccati al programma di Piero Vigorelli, con Natuzza che dalla Chiesa di Paravati si fa intervistare dal grande cronista. È da quel momento che Natuzza diventa nei fatti un “fenomeno mediatico”, un “caso da studiare”, un tema corale che entra nelle case di milioni di italiani con la semplicità della sua storia.
Poi, dopo la diretta di Piero Vigorelli sono poi arrivati tutti gli altri. E Natuzza Evolo, da quel giorno in poi, diventa una “regina dell’auditel”. Così titolava il “Radiocorriere TV”.
Ma chi era Natuzza Evolo? Che cosa rimane oggi della sua eredità spirituale? Che significato bisogna dare ai fenomeni che hanno accompagnato tutta la sua vita? Come interpretare quella sorta di Bibbia vivente che era diventato il suo stesso corpo?
C’è un libro, appena fresco di stampa, “Testimone di un mistero” (Adhoc edizioni, 130 pagine, 20 euro) che oggi ce lo spiega benissimo.
Lo firma uno dei sacerdoti più vicini a Natuzza Evolo, don Pasquale Barone, un uomo che ha vissuto accanto a Natuzza quasi 50 anni di vita in comune, e che insieme ad un altro sacerdote, molto più giovane di lui, padre Michele Cordiano, ha vissuto da molto vicino questo straordinario mistero della storia della Chiesa.
Dentro questo libro ci sono due pagine (315 e 316) dove don Pasquale Barone ricorda anche il giorno in cui Carlo Parisi, oggi direttore di Giornalisti Italia e segretario generale della Figec Cisal, insieme a mons. Salvatore Nunnari e mons. Luigi Renzo, all’epoca rispettivamente arcivescovo di Cosenza-Bisignano e vescovo di Mileto-Nicotera-Tropea, e a don Pippo Curatola, all’epoca consente ecclesiastico e oggi presidente dell’Ucsi Calabria, si recarono a Paravati per consegnare a Natuzza il Premio “L’Affabulatore d’oro” con questa motivazione: “A Natuzza Evolo, straordinaria comunicatrice di verità, per il messaggio universale di cui è umile interprete”.
Era il 7 giugno 2008 e Carlo Parisi, che assieme a mons. Salvatore Nunnari e don Pippo Curatola aveva appena ricostituito l’Ucsi nella regione, assieme al Premio consegnò a Natuzza anche la tessera numero 1 dell’Unione Stampa Cattolica della Calabria.
“Testimone di un mistero”. Questo è nei fatti don Pasquale Barone. È il sacerdote che per quasi mezzo secolo è stato accanto a Natuzza Evolo. Per tutti questi anni l’ha guardata, analizzata, seguita, scrutata, spiata, controllata, guidata, coccolata, e amata come lo si può fare con una mamma.
“Testimone di un mistero”. È il grande mistero di Natuzza Evolo, la mistica calabrese che raccontava di parlare con i morti e di vedere l’angelo custode che sta alle spalle di ognuno di noi. La donna che nel corso della settimana Santa sudava sangue e viveva i dolori atroci della passione di Gesù. La donna che a Pasqua viveva il grande mistero delle stimmate. La donna che raccontava di parlare con la Madonna e Gesù insieme.
La donna che, pur non avendo mai frequentato una scuola, neanche da bambina, capiva e coglieva il senso delle lingue straniere diverse dalla nostra. La donna che si asciugava il sudore della fronte e ne rimaneva traccia indelebile sui fazzoletti che le servivano per detergerlo, la donna che ha lasciato in eredità al suo popolo centinaia di emografie diverse. La donna che viaggiava nel tempo e nello spazio, senza che nessuno mai sapesse spiegarne il mistero. La donna dalle mille bilocazioni e dalle infinite confessioni.
La donna che in tutta la sua vita avrà ricevuto nella sua povera casa di Paravati oltre un milione di fedeli. La donna che apriva i cuori alla speranza. La donna che sapeva leggere e interpretare i segni e il linguaggio del corpo. La donna che aveva l’umiltà di contestare le diagnosi mediche più sofisticate e più complesse. La donna, raccontano in tanti, che faceva i miracoli, nonostante lei stessa lo negasse, sempre, ostinatamente e con tutta la forza che aveva in corpo.
“Testimone di un mistero”. Questo ed altro ancora è, dunque, don Pasquale Barone, che per la festa dei suoi primi 50 anni di sacerdozio ha dato alle stampe un libro in cui racconta se stesso, e viviseziona il rapporto quasi intimo che aveva con Natuzza Evolo (“Natuzza e l’Opera della Madonna nei miei ricordi” (Adhoc edizioni, 327 pagine).
Prima ancora aveva dato alle stampe “Testimone di un mistero” (Adhoc edizioni, 312 pagine), un libro-confessione, in cui il vecchio sacerdote racconta una Natuzza assolutamente inedita, riferendone i mille colloqui diversi e confidenziali avuti con quella che lui chiama “L’Addolarata di Paravati”, segno evidente del livello di attenzione e di ammirazione che il sacerdote ha nei suoi riguardi.
“Testimone di un mistero”, dunque, ricorda don Pasquale Barone: «Signora, ogni volta che penso a voi – le dicevo sempre – mi sembra di vedere un sacco dove ognuno viene a buttare dentro la sua parte di spazzatura», Natuzza mi rispose: “Don Pasquale, voi vi sbagliate! Io non sono un sacco! Peggio!… Io sono il bidone della spazzatura. Poi aggiungeva: Don Pasquale io sugnu ‘na grasta rutta!”».
“Signora”, per tutto il libro questo è il termine che don Pasquale usa nel rivolgersi a Natuzza, “Signora”, quasi a voler tenere le giuste distanze da una donna “ingombrante” e carica di misticismo.
50 anni di vita insieme, di storie comuni, di incontri infiniti, di frequentazioni private, di confessioni personali, di emozioni inconfessabili, intense e reciproche, ma anche di scontri, soprattutto iniziali, e di qualche diffidenza connaturata nel carattere dell’uomo.
«Con tutta sincerità – afferma don Pasquale Barone – devo ammettere che nei confronti di Natuzza, ero segnato da forti pregiudizi, con una risolutezza quanto meno ingiustificata. Tra me e Fortunata Evolo non ci doveva essere alcun contatto. Chi mi autorizzasse a tanto sinceramente non lo so. Così oggi, pensando alla mia spregiudicatezza giovanile, mi faccio rosso e riconosco che il legno verde ha fatto un pò di fumo… Oltre la sincera volontà, c’è dentro di me una vera e propria resistenza, ad accettare Natuzza Evolo come una donna di Dio: una posizione destinata, anche a far parte del mio cammino di conoscenza del mistero che avvolge questa donna di famiglia».
Quanti ricordi, quanti racconti, quanta malinconia per il tempo trascorso. Ma anche quanti dettagli inediti, in questo romanzo personale, nostalgico, intenso, che don Pasquale ha scritto per lasciare, a chi verrà dopo di lui, un segno indelebile della sua esperienza spirituale accanto alla donna che «vedeva il paradiso e descriveva l’inferno».
“Testimone di un mistero”. Ma un testimone oggi pieno di saggezza e di certezze assolute.
«In realtà Natuzza – sottolinea don Pasquale – è una mistica che non viene dal convento, ma da una esperienza forte di famiglia, dal mondo dei problemi di una chiesa domestica, perché ha messo il Crocifisso al centro della sua vita e sta facendo una concreta esperienza di Dio. Dunque, una aristocratica dello spirito».
“Testimone di un mistero”, perché tale è ancora la storia vera di questa donna. «Questo libro – evidenzia don Pasquale – è il frutto maturo di un percorso spirituale e di un impegno di ricerca sulla figura di Natuzza Evolo. Sul piano umano del mio percorso, per difetto di fabbrica, sono un grande utopista e, per scelta di vita, un modesto razionale. Nell’età che sale, poi, mi affascina questo programma di vita: cultura e azione, seguendo anche diversi testimoni della cultura cattolica in Italia».
Dentro questa “favola” che sa di misticismo e di fede insieme, don Pasquale ritrova il suo passato, i suoi studi liceali, la sua passione per la storia e la filosofia, vecchio sacerdote d’altri tempi, ma pieno di letture importanti e di testi sacri mai dimenticati, di maestri di vita e di teologia, alcuni di loro testimoni del loro tempo e icone della storia.
«Di Giorgio La Pira, in particolare, mi rimane un’indicazione – ricorda – che mi tiene sempre buona compagnia: “Bisogna avere più fede in Dio e credere di più nella povera gente; nella gente che lavora, che fa sacrifici, che ha sofferenze, che si sente emarginata ai margini dei problemi…”.
Pertanto, frequento ogni giorno la scuola degli “istruiti”, i santi, che mi invitano a “volare alto”; e anche quella della povera gente, che mi richiama ad avere il senso Per me, in effetti, la fede è ricerca, inquietudine, tormento di Dio; ma anche incarnazione nella realtà della storia, per la ricerca di una migliore qualità di vita».
Un libro che ora viene analizzato, virgola per virgola, paragrafo per paragrafo, aggettivo dopo aggettivo, dagli analisti della Santa Sede, perché, guai a dimenticarlo, in Vaticano c’è ancora in corso un processo di beatificazione che dovrà decidere se Natuzza ha i presupposti ideali per essere dichiarata Santa, o bisognerà invece aspettare altri anni, altre analisi, altra documentazione, altri risvolti.
“Testimone di un mistero”, don Pasquale Barone: «Ad un certo punto dell’età che pensa, mi trovo, senza averlo cercato, di fronte al mistero di Natuzza Evolo, che segna una svolta nella mia vita di parroco nella Nuova comunità di Paravati… La ricerca della verità sul “caso Natuzza”, con il passare del tempo mi prende l’anima.
In fondo non è che la continuazione di quel percorso di ricerca della verità su Dio, sull’uomo e sulle cose, come opzione fondamentale della mia vita sacerdotale. Da una parte faccio discernimento per capire il senso dei fenomeni che si manifestano in questa donna analfabeta, povera, semplice, sofferente, ma con un grande senso di ubbidienza alla Chiesa; dall’altra per cogliere il messaggio dei segni, che mi si presentano con una certa continuità».
A leggerlo fino in fondo questo libro sembra quasi un’agenda di vita, un diario personale, quasi un diario di bordo, di un marinaio che per mare e in giro per il mondo annota ogni cosa, ogni particolare, ogni soffio di vento contrario ogni nuova rotta e ogni nuova destinazione. Dietro, alle spalle, un trascorso infinito, e davanti invece la luce accecante di un orizzonte ancora tutto da scoprire.
E don Pasquale in poche parole sintetizza il mistero di Paravati: «Oggi, nella nuova realtà di Paravati, mi sembra di vivere in una sorta di terra promessa dove scorre latte e miele, per il godimento dello spirito assetato d’infinito. Così parafrasando il titolo famoso di un libro testimonianza di un grande convertito del nostro tempo, oggi posso dire con tutta consapevolezza che il mistero di Natuzza Evolo esiste. Io l’ho incontrato… Oggi Natuzza è una lampada che arde e risplende sul colle di Paravati, per fare luce al cammino dei cercatori di Dio, nella chiesa di Papa Francesco».
“Testimone di un mistero”, don Pasquale: «Questo libro, pertanto, raccoglie in un lungo arco di tempo una serie di articoli alcuni inediti e altri pubblicati su alcuni periodici: Il Normanno, Nuove Dimensioni, La Città del Sole; ma soprattutto sulla rivista della Fondazione Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime. Il volume si compone di quattro parti. La prima contiene come nelle scene madri di un film, i momenti più rilevanti del mio “curriculum vitae”.
La seconda parte registra un mio tentativo di recupero della memoria, nella duplice dimensione del tempo e dello spazio per “ricostruire” l’identità spirituale della Comunità di Paravati, destinata a fare da sfondo alla manifestazione del caso “Natuzza Evolo”.
La terza rispecchia la mia tormentata ricerca della verità su questo caso, rimasto per cinquant’anni incompreso agli “addetti ai lavori” e lasciato tranquillamente “marcire sotto le zolle” di un insieme di fenomeni “strani”. Da qui il mio impegno per “liberare il mistero” di Natuzza Evolo dalle incrostazioni, che nel frattempo si erano sedimentate, riducendolo a fenomeni e sensazionalismo, guarigioni e miracolismo, deformazione e disinformazione. Nella quarta parte espongo al sole i frutti raccolti da quest’albero rigoglioso, ex esperientia crucis del Calvario, dove Gesù, nella sua passione, raggiunge il vertice dell’incarnazione. Niente nasce senza dolore. Dalla vitalità della fede di Natuzza, le opere».
Don Pasquale Barone, la “roccia di Paravati”, un sacerdote che ha visto in tutti questi ultimi 50 anni passare da qui centinaia e centinaia di migliaia di persone.
Una umanità senza volto e senza confini. Gente semplice, umile, povera in canna, disperata e mortificata, piegata dai dolori della vita e della sorte, ma anche uomini di fede illustri e famosi, teologi impegnati e riconoscibili, letterati di grido, giornalisti di fama, politici di ogni estrazione e di ogni fazione, alcuni anche ministri e grandi manager di stato.
Di tutto, di più, un solo nome per tutti, quello di Antonio Catricalà, Gran Commis della storia repubblicana, che considerava Natuzza la vera Santa della storia della sua vita e della sua famiglia. Come lui, Sergio Zavoli. O il giorno in cui fanno il loro ingresso nella sua casa di Paravati, con il desiderio non solo di capire il mistero che aleggia attorno a Natuzza ma anche di approfondire le loro ricerche e le loro riflessioni più intime, il fisico nucleare Valerio Marinelli, che su di lei scriverà dodici saggi diversi, e il più grande mariologo di tutti i tempi, Renè Laurentin che a Parigi «aveva sentito parlare di questa contadina che aveva dialoghi continui con l’al di là».
Ma prima ancora, era già passato a salutarla Pietro Borzonati, uno degli intellettuali più attenti e più accreditati della storia della Chiesa. Così come era di casa anche Padre Bartolomeo Sorge, l’apostolo della “Primavera di Palermo” dopo la morte di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, uno dei padri gesuiti italiani più famosi nel mondo per i suoi studi e le sue ricerche sui tanti misteri di Sacra Romana Chiesa.
O la mattina in cui da Milano piombarono da Milano su Paravati “in cerca di aiuto e di speranza” la zia del cardinale Carlo Maria Martini, con suo figlio, «che era Consigliere d’Ambasciata in una delegazione estera, e a cui Natuzza restituì conforto e sorriso».
Addirittura, ci fu una stagione in cui era la stessa Natuzza che voleva che a Paravati venissero a portare il segno del loro “vangelo” i protagonisti di quegli anni, e che lo facessero per i giovani che partecipavano il sabato pomeriggio alle riunioni a cui lei stessa era sempre presente.
«Tra le tante personalità che danno ai giovani di Natuzza le loro testimonianza di vita e di fede vissuta, ci basti ricordare mons. Giuseppe Ghiberti, delegato del Custode della Sacra Sindone, uno dei massimi esperti mondiali del Telo santo custodito a Torino, i magistrati Nicola Gratteri e Ferdinando Imposimato, l’attrice Claudia Koll, l’esperto di bioetica Giuseppe Noia, il fondatore del Serming di Torino, Ernesto Olivero, il fondatore del Gruppo Abele, don Luigi Ciotti, il cantautore Marcello Marrocchi..».
“Testimone di un mistero”. Dopo l’incontro con Natuzza, Sergio Zavoli dice ai giovani che lo aspettavano in sala per la sua riflessione pubblica: «In tutta la mia vita, anche inconsapevolmente ho cercato Dio. Oggi la mia ricerca è finita qui a Paravati, con l’incontro con questa donna, che è un chiaro segno dell’esistenza di Dio».
“Testimone di un mistero”, don Pasquale Barone conclude: «In occasione del mio cinquantesimo di sacerdozio, questo libro vuole essere, oltre che un filiale omaggio alla memoria di mamma Natuzza, un “dono” alla Comunità di Paravati, ai Cenacoli di Preghiera e ai pellegrini, che approdano quotidianamente a questo “porto franco di Dio”. Il mio vivo ringraziamento va a padre Michele Cordiano, fedele compagno di viaggio sulle orme di mamma Natuzza e solerte collaboratore dell’Opera del Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime, che ha curato la pubblicazione di questo volume con vero intelletto d’amore». (giornalistitalia.it)
Pino Nano
Protocollo Rai – UniRai Figec Cisal: monopolio finito. Oggi a Viale Mazzini scritta una pagina…
Giustizia è fatta: assolta Viviana Sammito. Figec Cisal: «Un’odissea durata 11 anni per la sola…
“Rai dipinta come un carrozzone ai soli fini elettorali. Prioritario stabilizzare i precari”. UniRai: “Non…
Rai: quel malvezzo di dileggiare i colleghi. UniRai Figec Cisal segnala il caso del dirigente…
Figec Cisal per gli Uffici Stampa in Sicilia. Soddisfazione per la pre-intesa sul rinnovo del…
Figec Cisal al fianco di Lucia Piemontese. Cronista insultata e minacciata di morte a Manfredonia.…