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La Cisal chiede un Osservatorio sulle retribuzioni

ROMA – «Sul salario minimo è ormai in atto un dibattito, tutto politico, che rischia di oscurare i veri problemi che affliggono la questione salariale in Italia». Il segretario generale della Cisal, Francesco Cavallaro, dopo aver richiamato per l’attenzione sul problema del lavoro, che «va letto non solo da un punto di vista occupazionale, ma anche salariale», oggi entra nel vivo della questione affermando che «è evidente che, da più parti, si tenti di utilizzare un’eventuale normativa sul salario minimo per disciplinare in modo surrettizio, e addirittura con profili di incostituzionalità, la materia della rappresentanza sindacale».
«La soluzione al problema dei bassi salari – ricorda Cavallaro –, determinato da diversi fattori, tra cui il cronico ritardo nei rinnovi, richiede risposte articolate e complesse, non riconducibili a semplici slogan. In particolare, occorre potenziare la contrattazione collettiva supportandola con normative fiscali e contributive, soprattutto quando essa promuova modelli virtuosi, legati a produttività, innovazione, welfare aziendale e partecipazione dei lavoratori».
Cavallaro ricorda che, in questo contesto, la Cisal ha proposto l’istituzione di un Osservatorio Nazionale sulle Retribuzioni, di cui dovrebbero far parte le istituzioni governative, i sindacati e le associazioni datoriali. Osservatorio che potrebbe agire, di concerto con il Cnel, rilevando le modalità di intervento per migliorare le retribuzioni ed essere titolato anche a svolgere una verifica della congruità dei contratti collettivi di lavoro.
«Il vero dumping contrattuale – sottolinea Cavallaro – non nasce tanto a causa della proliferazione delle sigle sindacali quanto dalla scarsa demarcazione dei comparti di contrattazione. Sempre in chiave di rafforzamento dei salari, abbiamo proposto di rivedere le norme sull’indennità di vacanza contrattuale che deve diventare una vera e propria penale per le Imprese che non rinnovano i contratti di lavoro. Incrementandola progressivamente in relazione al ritardo con cui si rinnovano i contratti – conclude Cavallaro – si potrebbe, da subito, tutelare la retribuzione di milioni di lavoratori ma soprattutto stimolare le parti datoriali a dare seguito ai rinnovi medesimi». (giornalistitalia.it)

redazione

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