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Querela la giornalista: a giudizio per calunnia

Adriana Musella si era sentita diffamata da Alessia Candito, la Corte d’appello è col Pm

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Alessia Candito e Adriana Musella

REGGIO CALABRIA – La Corte d’Appello di Reggio Calabria ha disposto il rinvio a giudizio dell’ex presidente dell’Associazione antimafia “Riferimenti”, Adriana Musella, imputata del reato di calunnia perché – si legge nel decreto – «con denuncia-querela presentata presso la Procura della Repubblica di Reggio Calabria il 17 marzo 2016, sapendola innocente, incolpava la giornalista Alessia Candito della testata on line “Il Corriere della Calabria” per i reati di diffamazione aggravata, accesso abusivo a sistema informatico e di sottrazione di documenti».

Il Tribunale di Reggio Calabria

La Corte d’Appello di Reggio Calabria (Francesca Di Landro presidente, Elisabetta Palumbo consigliere, Pietro Scuteri relatore) ha, così, accolto la richiesta del Pubblico ministero – che ha appellato la sentenza di non luogo a procedere emessa dal Gup di Reggio Calabria il 24 maggio 2018 – e decretato la verifica dibattimentale a carico della Musella per l’ipotesi di calunnia a danno della giornalista.
Nel decreto la Corte d’Appello ricorda che nella denuncia-querela alla giornalista, oggi in forza alla redazione di Palermo del quotidiano la Repubblica, la Musella scrisse che «fu ella stessa approfittando della mia temporanea difficoltà ad accedere ai file, a prendermi di mano il mouse, copiando non solo i singoli prospetti di sintesi, ma tutto ciò che era presente nella cartella ove, solo di seguito, mi sono accertata dell’esistenza di diversi appunti informali e dati di contabilità interna».
«Nella fattispecie, – si legge ancora nel decreto – nel corso di un incontro avvenuto tra la Musella e la Candito il 14 febbraio 2016, dopo che la Musella aveva volontariamente e consapevolmente posto a disposizione della Candito i dati contabili richiesti dell’associazione “Riferimenti” – dalla stessa presieduta – consentendo, in sua costante presenza, alla Candito di copiarli su una chiavetta e dopo che la Candito le aveva esposto le ragioni della sua richiesta, denunciava la Candito, essendo stato il dispositivo di sicurezza posto a protezione dei dati (password per accedere alla memoria e alle cartelle) già stato disattivato dal soggetto passivo del reato ed avendo prestato il proprio consenso alla estrazione dei dati dalla memoria del suo personal computer».
La Corte d’Appello ha disposto, quindi, il rinvio a giudizio di Adriana Musella, che dovrà comparire davanti al Tribunale di Reggio Calabria, in composizione monocratica, il 21 novembre prossimo. (giornalistitalia.it)

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