C'è da sapere

La Rai tenga conto delle minoranze linguistiche

ROMA – «Il prossimo contratto di servizio Rai tenga conto delle minoranze linguistiche». Ad affermarlo è stato il vicepresidente del Senato, Maurizio Gasparri, che nella Sala Zuccari di Palazzo Madama ha presieduto la giornata di studi sull’istruzione e la comunicazione per la tutela delle minoranze linguistiche storiche, organizzato dalla Fondazione Salvatore Crucitti onlus con il patrocinio della Figec Cisal.

L’organizzatore Demetrio Crucitti, presidente della Fondazione Crucitti e consigliere nazionale della Figec Cisal

Un evento vero e proprio per il mondo delle minoranze linguistiche in Italia, perché per la prima volta il tema delle lingue parlate che rischiano l’estinzione arriva in una sede così prestigiosa e così solenne sotto il profilo istituzionale come il Senato. Presente anche Lendita Haxhitasim, ambasciatrice del Kossovo in Italia.
Ad aprire i lavori è stato Maurizio Gasparri che ha affrontato il tema in termini concreti e propositivi: «Trasferirò in Commissione Parlamentare di Vigilanza Rai le vostre ansie e le vostre richieste, perché credo sia giusto e corretto che una grande azienda di Stato come la Rai trovi gli spazi giusti per diffondere le culture minoritarie come le vostre e dedichi attenzione alle popolazioni che ancora in questo Paese parlano lingue antiche, orali, che rischiano di sparire per sempre».
Gasparri, del resto, non è nuovo a materie di questo genere, già in passato e per lunghi anni si è infatti adoperato perché le minoranze linguistiche presenti in Italia potessero trovare la loro giusta collocazione nel quadro più generale delle iniziative culturali più importanti del Paese.

Maurizio Gasparri

«Contate su di me – ha sottolineato il vicepresidente del Senato – per le cose che posso fare in difesa delle vostre culture e delle vostre popolazioni, nel nome di un pluralismo reale e completo e che non sempre in questo nostro Paese trova le giuste risposte».
È stato il segretario generale di Figec Cisal, Carlo Parisi, a spiegare il perché il nuovo sindacato dei giornalisti e degli operatori dell’informazione, della comunicazione, dell’arte e della cultura  abbia scelto di aderire a questa manifestazione così solenne: «Perché crediamo nel pluralismo sindacale e non solo, perché da sempre difendiamo le minoranze culturali e di ogni genere e soprattutto perché abborriamo il pensiero unico».
Dal canto suo, il Presidente della Figec, Lorenzo Del Boca, relatore del convegno, ha spiegato quale è oggi il vero rapporto tra mondo della comunicazione e minoranze linguistiche: «Vicende storiche varie e complesse hanno portato, nel corso dei secoli, allo stanziamento sul territorio dello Stato italiano di numerose comunità minoritarie, diverse per lingue, tradizioni culturali e condizioni socioeconomiche.

L’intervento di Lorenzo Del Boca

Le minoranze linguistiche riconosciute e tutelate dalla legge oggi in Italia – ha ricordato il tre volte presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei giornalisti  sono dodici: lingue delle popolazioni albanesi, catalane, germaniche, greche, slovene e croate e di quelle parlanti il francese, il franco-provenzale, il friulano, il ladino, l’occitano e il sardo, ma la legge 482, nata per tutelarne il patrimonio storico, non basta più a garantirne la sopravvivenza».
Messaggi forti, segnali precisi, indicazioni e suggerimenti istituzionali che ora finiranno sui tavoli che più contano per essere analizzati e valutati con la giusta attenzione. Non a caso lo stesso Direttore della Sede Rai della Calabria, Massimo Fedele, ha raccontato ai presenti l’esperienza fondamentale che Rai Calabria «ha sempre svolto in difesa della tutela delle lingue in via di estinzione».
Dai temi centrali si è passati, quindi, al tema più specifico della tutela della vecchia lingua parlata d’Arberia. È stato Demetrio Crucitti, Presidente della Fondazione e consigliere nazionale della Figec Cisal, ad avviare il dibattito, manifestando tutta la sua fierezza istituzionale per essere riuscito ad affrancare il tema della difesa della lingua arberesche in una sede così importante come Palazzo Madama.

Demetrio Crucitti e mons. Donato Oliverio

«Vuole essere questa – ha evidenziato Crucitti – una giornata di studi con un tema centrale, “Istruzione e Comunicazione per la Tutela della Minoranza Linguistica Storica Arbëreshe”, e riteniamo sia solo l’inizio di un nostro viaggio all’interno della grande diaspora albanese di questo secolo, uno dei temi più affascinanti della letteratura e della storia moderna. Oggi qui parliamo della tutela della Lingua di Minoranza Storica Arbereshe riconosciuta dalla Legge 482/99 che attua l’art. 6 della Costituzione ma poco applicata per questa lingua di minoranza».
Forte la denuncia pubblica di Crucitti (per 10 anni direttore della Sede calabrese Rai): «Un rapporto dell’Onu parla di una lingua a rischio estinzione e che viene ancora parlata in Italia da circa 70.000 persone distribuite su 8 regioni prevalentemente del mezzogiorno d’Italia, questo è il dato reale con cui tutti noi dobbiamo confrontarci e misurarci».
In realtà il saluto e la premessa iniziale del vecchio dirigente Rai ha consentito agli interventi successivi di liberarsi dai soliti legacci e imbarazzi istituzionali e parlare del tema con la franchezza e serenità necessaria, cosa che per primo ha fatto un grande intellettuale come Pierfranco Bruni, scrittore, poeta, italianista e critico letterario, esperto di Letteratura dei Mediterranei, vice presidente nazionale del sindacato libero scrittori e rappresentante, per 6 anni consecutivi, della cultura italiana nei Paesi esteri per conto del Mic: «Essere arbëreshe o amare gli Arbëreshe. Abitarli. Io li abito, ho eredità, li amo. Ma non basta. Per realizzare una progettualità bisogna andare oltre».

L’intervento di Pierfranco Bruni

Nella sua veste di storico Presidente del Comitato nazionale per la promozione e la valorizzazione delle minoranze etno-linguistiche italiane del ministero della Cultura e consulente culturale della presidenza della Camera, e qui di relatore ufficiale del tema di apertura del Focus, Pierfranco Bruni ha ricordato che «non esiste ancora in Italia una Biblioteca Nazionale interamente dedicata alla storia e alla lingua albanese; non esiste un archivio esclusivo dedicato alle minoranze linguistiche e, soprattutto, non esiste un Museo Nazionale della tradizione Arberesche. Quanto basta per capire come la politica abbia trattato fino ad oggi questo mondo».
Basterebbe rileggere la relazione di Tommaso Bellusci “Koine Liturgica nel Rito Bizantino delle Eparchie Arbereshe d’ltalia”, per rendersi conto della dimensione reale del problema. Storico collaboratore della Rivista italo-albanese Lidhja, Unione e della Rivista Lajme, Notizie della Eparchia di Lungro degli italo-albanesi dell’Italia continentale, Tommaso Bellusci ha ricostruito nei minimi dettagli la storia della lingua Arberesche, puntando la sua lezione magistrale su quella che il vecchio giurista di Frascineto chiama «la sovranità spirituale nell’Arberia bizantina».

La Sala Zuccari del Senato gremita per il convegno sulle minoranze linguistiche

È toccato, poi, a Ernesto Madeo, commissario della Fondazione Regionale istituto di Cultura Arbereshe e sindaco di San Demetrio Corone (Cs) spiegare le tante iniziative importanti che la Fondazione sta cercando di realizzare in difesa del patrimonio arberesche: «Siamo appena rientrati da Tirana dove abbiamo portato una delegazione di 200 persone in rappresentanza dei nostri paesi, e dove abbiamo legato con lo stato albanese rapporti di proficua collaborazione culturale».
Testimonianze di vita vissuta al servizio delle minoranze sono arrivate anche da Vincenzo Cucci, presidente dell’Associazione Vatra Arbereshe di Chieri (To); da Fernanda Pugliese, coordinatore Sportelli Linguistici, Arbereshe e Croato e direttore editoriale della rivista Kamastra e del videonotiziario, e da Diana Kastrati, direttore esecutivo del Centro Studi e Pubblicazioni per I’Arberesh del Ministero dell’Europa e degli Affari Esteri della Repubblica di Albania, che ha lanciato all’assemblea di Sala Zuccari l’ennesima provocazione: «Si faccia un documento finale di questo incontro e lo si mandi al Ministro della cultura».

Foto ricordo dei relatori del convegno

In realtà ci pensa l’Eparca di Lungro a chiudere in bellezza la prima parte del dibattito. Mons. Donato Oliverio, vescovo dell’Eparchia di Lungro degli ltalo Albanesi dell’Italia Continentale, ha tenuto una vera e propria lectio magistralis sulla tradizione arberesche. Ma chi meglio di lui? Un appello alla riscoperta dell’identità territoriale, un monito a non rinunciare mai alle battaglie intraprese, un consiglio al mondo della scuola perché nelle scuole si insegni la vecchia lingua parlata, un inno alla chiesa che ha saputo riunire in una sola lingua le varie identità dei territori e delle popolazioni, un richiamo alla responsabilità e un’esaltazione del ruolo dei sacerdoti sparsi per il territorio.

Gianluca Gallo

Le conclusioni sono state affidate all’assessore Gianluca Gallo, a cui il Presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, ha assegnato la delega delle Minoranze: «Faremo di tutto per dare a questo tema e a questi problemi la giusta dignità politica e sociale, convinti come siamo che la storia di un popolo parta dalla tutela della lingua orale e che per rafforzare il legame tra presente e passato non si possa prescindere da tutto questo».
Un evento di altissimo valore sociale e politico, dunque, dietro il quale si muove l’attività del Comitato Scientifico presieduto dallo stesso Pierfranco Bruni. Sarà questo Comitato a predisporre un Dossier sullo Stato dell’arte e formulare le proposte per l’applicazione della Tutela Costituzionale della Popolazione Italo-Albanese, minoranza linguistica storica riconosciuta dalla Legge 482/99, parlante la Lingua Arbereshe. Lingua a rischio estinzione (Onu).
Presenti, tra gli altri, all’incontro anche Sergio Ferrari, presidente della Provincia di Crotone, il sindaco di Lungro, Carmine Ferraro, in rappresentanza delle loro rispettive comunità, e i consiglieri nazionali della Figec Cisal Pierluigi Roesler Franz e Santo Strati. (giornalistitalia.it)

Pino Nano

Lorenzo Del Boca, Carlo Parisi e Pino Nano
Pino Nano

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