CUTRO (Crotone) – Giornalisti in corteo con la riproduzione del “pass” della collega Torpekai Amarkhel, la giornalista afghana di 42 anni morta, il 26 febbraio scorso, nel naufragio di Steccato di Cutro. Promotore dell’iniziativa, che ha registrato la partecipazione di oltre cinquemila persone, è stato il giornalista Bruno Palermo di CrotoneNews, che ha convinto i numerosi colleghi presenti alla manifestazione “Fermare le stragi in mare subito” ad indossare il significativo cartellino di riconoscimento per rendere omaggio alla collega afghana che ha visto infrangere sulle coste calabresi il proprio sogno di libertà assieme ad altri 75 disperati (ma il bilancio è destinato a crescere), colpevoli solo di sognare una vita normale lontano dalla guerra e dalla disperazione.
Dopo aver lavorato alla radio nazionale afghana, Torpekai Amarkhel da anni collaborava con l’Onu al progetto “Unama News” per promuovere l’emancipazione femminile. Nel 2002, con la caduta dei Talebani, sperava che il «giornalismo fosse una nuova frontiera per le donne nel Paese» esortando le colleghe a lavorare senza il burqa. Con il ritorno dei talebani al potere, nell’agosto del 2021, tranne rare eccezioni, alle donne non è più concesso di lavorare, uscire di casa senza velo o andare al parco giochi con i propri figli.
Una manifestazione di solidarietà vera per richiamare l’attenzione su un fenomeno che va affrontato seriamente per porre fine alle continue stragi in mare. Commozione, preghiere in italiano e in arabo, fiori sulla riva, fasce bianca al braccio in segno di lutto per i bambini morti e tante, troppe lacrime, di commozione e di rabbia in un mare di parole che, in molti casi, dovrebbero solo cedere il passo al silenzio.
«Un sentito ringraziamento a Bruno Palermo, sempre in prima linea nelle concrete battaglie di libertà per la difesa dei diritti civili e contro ogni sopruso e steccato, ed a tutti i colleghi che hanno aderito con convinzione all’iniziativa», viene espresso dal segretario generale della Figec Cisal, Carlo Parisi, sottolineando che «il vero volto della professione giornalistica non è quello che, spesso, viene dipinto da quanti sono impegnati a nascondere la verità o a scaricare le responsabilità sulla stampa, ma quello dei colleghi che con passione, coraggio e sacrificio si affannano quotidianamente a garantire un’informazione di qualità, spesso senza alcuna tutela e con compensi da fame. Ma sempre con il garbo e la sensibilità che appartiene solo alle persone perbene». (figec.it)