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Agcom: “Tutti i contratti hanno pari dignità”

ROMA – «Si considerano condivisibili le osservazioni espresse relativamente alle tipologie di giornalisti da considerare. Al riguardo, si ritiene infatti di modificare il criterio, includendovi, oltre ai giornalisti dipendenti a tempo indeterminato, anche quelli a tempo determinato e part-time, nonché i collaboratori esterni. Inoltre, il contratto di riferimento può essere un qualunque contratto collettivo nazionale di categoria».

Giacomo Lasorella, presidente Agcom

Lo afferma l’Agcom, Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, presieduta da Giacomo Lasorella, nel “Regolamento in materia di individuazione dei criteri di riferimento per la determinazione dell’equo compenso per l’utilizzo online di pubblicazioni di carattere giornalistico di cui all’articolo 43-bis della legge 22 aprile 1941, n. 633”.
In pieno accoglimento delle osservazioni espresse in audizione dal segretario generale dell’Uspi, Francesco Saverio Vetere, l’Agcom sottolinea che «queste modifiche si reputano opportune per evitare esclusioni o penalizzazioni improprie di editori che adottano contratti differenti o che hanno redazioni con diversa composizione e struttura, essendo comunque preservata la ratio del criterio, ovvero di riconoscere il valore della produzione editoriale professionale in termini di qualità attesa e credibilità».

Francesco Saverio Vetere, segretario generale Uspi

«Nello specifico – spiega l’Agcom – le proposte riguardano l’inclusione nel criterio d) dei giornalisti afferenti a contratti collettivi nazionali ulteriori (es. USPI-CISAL e Ccnge), dei collaboratori esterni e di quelli a tempo determinato e part-time, nonché di figure professionali con mansioni non giornalistiche. Infine, un rispondente propone di accorpare il numero di giornalisti al criterio di cui alla lettera j) relativo al numero di anni di attività, collocando il nuovo criterio così formulato al termine dell’elenco dei criteri, riducendone l’importanza; ciò in considerazione del fatto che questi due criteri sembrano essere eccessivamente legati ad un modello editoriale tradizionale che non trova corrispondenza nel mercato dell’informazione digitale». (giornalistitalia.it)

LEGGI ANCHE:
Il Regolamento Agcom per l’equo compenso

redazione

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