ROMA – «Il Governo Meloni ha scongiurato l’automatismo che avrebbe consentito all’attuale presidente dell’Inpgi, Marina Macelloni, di indossare i panni di commissario ad acta e approvarsi da sola lo Statuto, da lei proposto e sostenuto, ma bocciato dal Consiglio Generale dell’Istituto Nazionale di Previdenza dei Giornalisti Italiani».
A lanciare, martedì scorso, l’appello al presidente del Consiglio e al Governo era stata, infatti, la Figec Cisal evidenziando che «le modifiche allo Statuto presentate dalla Macelloni a nome della maggioranza dell’Inpgi, sono finalizzate a istituzionalizzare in esclusiva, con il coordinamento della Fnsi, gli uffici locali dell’Istituto nelle sedi delle Associazioni Regionali di Stampa federate alla Fnsi e, di conseguenza, blindare il flusso di contributi ad un sindacato che dal 28 luglio scorso non è più unico, considerato che è nata la Figec, Federazione Italiana Giornalismo Comunicazione, federata alla Cisal. E nonostante il passaggio della Gestione principale all’Inps, il 1° luglio scorso, nel nuovo Inpgi, destinato esclusivamente ai lavoratori autonomi che, come avviene già in tutte le altre 19 casse privatizzate, esclude la presenza delle parti sociali (Fnsi e Fieg)».
Insomma, l’Istituto Nazionale di Previdenza dei Giornalisti Italiani “Giovanni Amendola” (fino al 30 giugno 2022 denominato Inpgi – Gestione Previdenziale Separata, meglio noto come Inpgi 2) rischia il commissariamento se gli attuali amministratori non approveranno il nuovo Statuto entro il 31 gennaio prossimo. Ma l’eventuale commissario ad acta non sarà più automaticamente l’attuale presidente dell’Inpgi, Marina Macelloni, bensì un commissario ad acta che potrebbe essere nominato a febbraio 2023 dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, vigilante assieme al MEF, sull’ente di via Nizza.
La novità è che non sarà più così perché il Governo Meloni, accogliendo le istanze formulate da Carlo Parisi e Lorenzo Del Boca a nome della Figec Cisal, ha fatto dietro front ed ha correttamente lasciato la scelta del commissario ad acta al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Questa modifica approvata all’ultima ora a Montecitorio è tutt’altro che secondaria perché modifica i futuri scenari dell’Inpgi togliendo alla Macelloni la possibilità di stilare entro fine aprile il nuovo Statuto dell’ente.
Pertanto, se si vorrà effettivamente davvero evitare il commissariamento dell’Istituto previdenziale, che assicura la pensione a circa 46 mila 500 giornalisti lavoratori autonomi, co.co.co e collaboratori, l’attuale maggioranza che da anni governa l’ente e che è in mano alla stessa corrente sindacale che governa la Fnsi dovrà trovare in fretta un accordo con i colleghi della minoranza perché, per approvare lo Statuto, occorre il più ampio consenso possibile. Lo dimostra la bocciatura dello Statuto da parte del Consiglio Generale Inpgi il 15 giugno scorso.
Ma l’attuale maggioranza da sola non ha i numeri sufficienti per ottenere il necessario via libera, essendo richiesta la presenza di due terzi dei componenti del Consiglio generale e il voto favorevole dei tre quarti dei presenti. Se, quindi, entro il termine del 31 gennaio 2023 non si troverà un’ampia convergenza di vedute su un testo largamente condiviso, spetterà ad un commissario ad acta tracciare le nuove regole dell’Inpgi e sottoporle all’approvazione dei ministeri vigilanti, come prevede il decreto legislativo del Governo Berlusconi n. 509 del 30 giugno 1994.
Pierluigi Roesler Franz
COME IL GOVERNO HA MODIFICATO L’ARTICOLO SULL’INPGI
La prima modifica proposta dal Governo alla legge finanziaria per il 2023:
ART. 58.
Apportare le seguenti modificazioni:
a) dopo l’articolo 58, aggiungere il seguente:
Art. 58-bis.
(Disposizioni in materia di enti di previdenza di diritto privato)
2. All’articolo 1, comma 116, della legge 30 dicembre 2021, n. 234, le parole: «30 giugno 2022» sono sostituite dalle seguenti: «31 gennaio 2023». All’articolo 1 della legge 30 dicembre 2021, n. 234, dopo il comma 116, è inserito il seguente:
«116-bis. Decorso inutilmente il termine del 31 gennaio 2023 di cui al comma precedente, i Ministeri vigilanti nominano un commissario ad acta, individuato nella persona del Presidente dell’Ente. Il Commissario, entro tre mesi, adotta le modifiche statutarie previste dalla legge e le sottopone all’approvazione ministeriale di cui all’articolo 3, comma 2, lettera a), del decreto legislativo 30 giugno 1994, n. 509»;
La seconda modifica proposta dal Governo e approvata dalla Camera:
236-ter. All’articolo 1 della legge 30 dicembre 2021, n. 234, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) al comma 116, le parole: «30 giugno 2022» sono sostituite dalle seguenti: «31 gennaio 2023»;
b) dopo il comma 116 è inserito il seguente:
«116-bis. Decorso inutilmente il termine del 31 gennaio 2023 di cui al comma 116, i Ministeri vigilanti nominano un commissario ad acta. Il commissario, entro tre mesi, adotta le modifiche statutarie previste dalla legge e le sottopone all’approvazione ministeriale ai sensi dell’articolo 3, comma 2, lettera a), del decreto legislativo 30 giugno 1994, n. 509».
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