ROMA – Senza alcun preavviso, né comunicazione, è in arrivo proprio alla vigilia di Natale un’amara sorpresa per migliaia di giornalisti in quiescenza: la pensione INPS di gennaio 2023 verrà tagliata dell’1% con effetto retroattivo per il semestre 1° gennaio 2022 – 30 giugno 2022. È, infatti, inaspettatamente divenuto operativo il prelievo forzoso deciso dall’INPGI il 23 giugno 2021 su pressione del Governo Conte II, che si riteneva ormai superato dalla successiva legge finanziaria del Governo Draghi (art. 1, commi da 103 a 108 e da 110 a 118, della legge n. 234 del 30 dicembre 2021).
È questo – sottolineano Parisi e Franz – il principio stabilito dalla Cassazione addirittura con ben 87 sentenze (l’ultima è la n. 36563 del 14 dicembre 2022) tutte favorevoli ad altrettanti dottori commercialisti, ragionieri e periti commerciali che avevano impugnato analoghi tagli delle pensioni decisi dalle loro Casse previdenziali privatizzate.
Per Parisi e Franz si preannuncia, così, una battaglia giudiziaria davanti ai tribunali del lavoro di ogni parte d’Italia per ottenere l’annullamento di un provvedimento che appare del tutto illegittimo e che, oltre alle pensioni in corso di pagamento, decurtava dell’1% per 6 mesi anche gli stipendi di tutti i giornalisti in attività di servizio, i quali a fine gennaio 2023 potrebbero, quindi, vedersi ridotta la retribuzione dal loro datore di lavoro. Insomma, un gran “pasticcio” giuridico.
L’auspicio della Figec Cisal è che il nuovo ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Marina Calderone, grande esperta della materia, essendo stata per anni presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro, e che ha ereditato la “patata bollente” dai precedenti Governi Draghi e Conte II, voglia riesaminare attentamente l’intera vicenda e risolverla con equità, lungimiranza e buon senso anche nell’interesse dell’INPS.
L’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale – concludono Carlo Parisi e Pierluigi Roesler Franz – rischierebbe, infatti, di dover affrontare migliaia di singole cause davanti ai tribunali del lavoro di tutta Italia con un elevatissimo rischio di perderle e di dover rimborsare ai pensionati non solo gli importi di pensione trattenuti, ma anche di rifondere le parcelle dei loro legali e gli interessi legali dalla data di maturazione del diritto (coincidente con i prelievi “forzosi” effettuati dall’INPS) fino al momento dell’effettivo rimborso. (figec.it
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