ROMA – «Il Consiglio Generale dell’Inpgi ha bocciato, il 15 giugno scorso, la proposta di modifica dello Statuto dell’Istituto Nazionale di Previdenza dei Giornalisti Italiani, presentata dalla presidente Marina Macelloni che, paradossalmente, potrebbe approvarselo da sola.
«Una forzatura grave e assurda, – denunciano Parisi e Del Boca – considerato che le modifiche allo Statuto richiedono la presenza di due terzi dei componenti del Consiglio Generale e il voto favorevole dei tre quarti dei presenti. Con in aula 58 consiglieri generali, il quorum necessario per approvare il nuovo testo richiedeva la maggioranza qualificata di 44 voti, ma alla fine i Sì sono stati appena 39 contro i 19 No espressi dalle opposizioni di Sos Inpgi per il futuro e Stampa Libera e Indipendente. Modifiche allo Statuto, è bene ricordare, presentate dalla Macelloni a nome della maggioranza che, nonostante il passaggio della Gestione principale all’Inps, il 1° luglio scorso, nel nuovo Inpgi, destinato esclusivamente ai lavoratori autonomi, vorrebbe blindare il legame e, di conseguenza, il flusso di contributi elargiti alla Federazione Nazionale della Stampa e alle Associazioni Regionali istituzionalizzando le sedi degli “uffici di corrispondenza”».
Segretario generale e presidente della Figec ricordano che «sullo Statuto, che da sempre prevede che “il funzionamento degli uffici di corrispondenza è di norma assicurato mediante convenzioni con le associazioni regionali di stampa federate nella Fnsi e con la stessa Federazione Nazionale della Stampa Italiana”, in Consiglio Generale la maggioranza aveva tentato il colpo di mano cancellando l’eventualità (“di norma”) per istituzionalizzare, appunto, in esclusiva gli uffici locali dell’Inpgi nelle sedi regionali della Fnsi con il “coordinamento” di un sindacato che, ricordiamo, dal 28 luglio scorso non è più unico, considerato che è nata la Figec, Federazione Italiana Giornalismo Comunicazione, federata alla Cisal, con sedi, Caf e Patronati in tutte le province italiane».
«Il Governo – concludono Carlo Parisi e Lorenzo del Boca – dovrebbe, insomma, nominare una figura terza, che sia garante del rispetto delle leggi e della terzietà dell’Inpgi e non esponga l’istituto a ricorsi sicuri e fondati in sede di giustizia amministrativa». (figec.it)
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